A seguito delle smentite da
parte dei responsabili del Santuario di Fatima circa una
cerimonia induista svoltasi all'interno del luogo sacro, la rivista Catholic Family
News è riuscita ad ottenere una copia del servizio
televisivo mandato in onda dall'emittente portoghese Sic
Television riguardante tale cerimonia 1.
Questo sacrilegio ha avuto luogo a Fatima il 5 Maggio 2004, con la
benedizione del rettore del Santuario Mons.
Luciano Guerra, e del Vescovo di Leira-Fatima Mons.
Serafim de Sousa Ferreira e Silva.
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Mons. Luciano Guerra |
Mons. de Sousa |
L'induismo, una delle
più antiche religioni, è caratterizzato, come il paganesimo
greco-romano, da una moltitudine di divinità adorate:
Un giovane indù ha
spiegato che «poiché ogni induista crede che tutti gli
esseri umani siano membri di una stessa famiglia, è normale
per noi vedere tutte le manifestazioni di Dio, ivi compresa
la Madonna di Fatima, come una manifestazione dello stesso
dio». Così dunque, gli induisti non onorano la Madonna
di Fatima, ma una manifestazione del loro dio pagano.
Secondo il commento del giornalista della Sic Television,
una tale abominazione è stata «un momento unico e
inaudito nella storia del santuario»!
Papa Pio XI
(1857-1939), consacrando l'umanità al Sacro Cuore di Gesù,
pregò per la conversione di tutti coloro che non sono membri
del Corpo Mistico. Egli chiese a Nostro Signore: «Siate
il Re di tutti coloro che sono immersi nelle tenebre dell'idolatria»
2. Ed è questa idolatria che ora
viene praticata a Fatima, profanando il Santuario! Gli
induisti sono venuti a Fatima con una mappa di tutti i
luoghi in cui pretendono di trovare le «vibrazioni di
santità»!....
La Catholic Family News ha
riferito di questo nuovo e sorprendente orientamento
manifestatosi durante un Congresso interreligioso tenutosi a
Fatima nell'ottobre del 2003 3:
«Non abbiamo smesso di ripetere e di mettere in guardia
che queste profanazioni sarebbero diventate inevitabili se i
cattolici non avessero opposto resistenza a questo nuovo
programma ecumenico, frutto avvelenato della libertà
religiosa e del Concilio Vaticano II»! Come ci si poteva
aspettare, i responsabili della «nuova Fatima», come
Padre Robert J. Fox, hanno ridicolizzato i nostri
sforzi e hanno tentato di dissuadere i fedeli dal prenderci
sul serio.
Così, lo stesso Padre Fox, il 25 aprile 2004,
parlando davanti alle telecamere dell'emittente cattolica
EWTN, ha preteso che si trattasse solamente «di
invenzioni», che conosceva personalmente il rettore del
Santuario, Mons. Guerra, il quale non avrebbe mai permesso
che avesse luogo in quel luogo sacro una cerimonia
interreligiosa...
E meno di quindici giorni dopo, EWTN
mostrò la profanazione del Santuario di Fatima avvenuta per
mezzo di un rituale pagano, con la benedizione del rettore
Mons. Guerra e del Vescovo di Leira-Fatima... Papa Leone
XIII (1810-1903), nel solco dei suoi predecessori,
dichiarò: «È chiaro che una società costituita su queste
basi deve assolutamente soddisfare ai molti e solenni doveri
che la stringono a Dio con pubbliche manifestazioni di
culto» 4.
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Papa Pio XI |
Padre Robert J. Fox |
Papa Leone
XIII |
L'induismo è il
culto dei falsi déi, e dunque dei demoni: spaventosa
responsabilità del rettore e del Vescovo del luogo!...
Scrive Pio XI: «E a poco a poco la religione cristiana fu
uguagliata con altre religioni false e indecorosamente
abbassata al livello di queste» 5.
Allo stesso modo, Leone XIII insegna: «Pertanto, la
giustizia e la ragione vietano che lo Stato sia ateo o che –
cadendo di nuovo nell'ateismo – conceda la stessa desiderata
cittadinanza a tutte le cosiddette religioni, e gli
stessi diritti ad ognuna indistintamente»
6.
Così «l'uguaglianza» di cui
parla Mons. Guerra, e «il fondo comune» da cui
verrebbero le diverse religioni, sono contrari alla verità
cattolica. Mons. Guerra e il Vescovo di LeiraFatima sono
colpevoli di un enorme scandalo. I loro comportamenti e le
loro dichiarazioni lasciano intendere che i poveri induisti,
soggiogati dalla schiavitù delle religioni pagane, possono
piacere a Dio così come sono! Ciò è in contraddizione con la
volontà manifestata da Cristo stesso che ha detto:
«Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Gv
14, 6); «Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi
non crederà sarà condannato» (Mc 16, 16).
Gli
induisti rifiutano Gesù Cristo. Non si interessano né al
battesimo, né alle verità rivelate da Dio. Il rettore e il
Vescovo incoraggiano questa indifferenza. Con
il loro cattivo esempio, essi hanno scandalizzato non solo
gli induisti, ma anche tutti coloro che hanno osservato il
loro atteggiamento. «Lo scandalo - dice San
Tommaso d'Aquino (1225-1274) - è una parola o
un atto che provoca la rovina spirituale del prossimo».
San Leone (390-461) definisce gli autori dello
scandalo come «degli omicidi che non uccidono il corpo,
ma l'anima». San Bernardo (1090-1153) dice che ai
peccatori, in generale, la Sacra Scrittura offre una
speranza di conversione e di perdono, ma che lo Spirito
Santo parla di coloro che scandalizzano come di persone che
si sono separate da Dio, la cui salvezza sarà
assai
difficile 7.
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San
Tommaso |
San Leone
Magno |
San Bernardo |
Comprendiamo
l'accecamento spirituale di queste persone che persistono
nell'apostasia, malgrado l'oltraggio fatto ai cattolici.
Tuttavia, dobbiamo pregare per loro. E che dire degli stessi
induisti? Vengono a Fatima perché percepiscono un'«energia
divina» e «vibrazioni di santità». «I membri
di tutte le religioni onorano lo stesso dio e fanno parte
della stessa famiglia globale». È il linguaggio del
paganesimo, e non quello della fede rivelata. «Le sante
vibrazioni» sono ciò che gli induisti chiamano shakti;
ed essi si recano in diversi luoghi per captarle. Essi si
recano nelle località dove ha vissuto il
Mahatma
Gandhi (1869-1948)
8, in presenza del
Dalai Lama,
o di
Giovanni Paolo II (1920-2005) affinché conferiscano
loro il darshan, l'influenza positiva che sgorga in
presenza di un sant'uomo. Le loro azioni e le loro parole
provengono dalla profonda superstizione del paganesimo e non
della fede rivelata da Cristo. Dunque, non vengono a Fatima
per diventare cattolici, ma per seguire i loro miti e le
loro superstizioni pagane. E ciò in uno dei luoghi più sacri
del cattolicesimo. Questo non è onorare la Madre di Dio, ma
bestemmiarla, è metterla allo stesso livello di qualsiasi
dea del loro pantheon demoniaco. «Quale intesa tra
Cristo e Beliar, o quale collaborazione tra un fedele e un
infedele»? (2 Cor, 6, 15). Alla fine della loro
visita, gli induisti hanno offerto a Mons. Guerra e al
Vescovo di Fatima un scialle sul quale erano stampati alcuni versetti della
Bhagavad Gita. Questo libro contiene una storia che
illustra il principio fondamentale dell'induismo: «Un
guerriero, Arjuna, alla vigilia di una grande battaglia
temeva perché sapeva che avrebbe dovuto uccidere i suoi
amici, i suoi genitori e i suoi professori [...]. Il
cocchiere del carro di Arjuna - in realtà il dio Krishna
travestito - gli disse di non temere per questa futura
battaglia perché niente era reale; nessuno stava per
morire: tutta la vita è solamente un'illusione!
[...]. Allora Arjuna riprese fiducia in questo
terribile combattimento, tenendolo per il suo dharma; si
ripromise di fare a pezzi i genitori e gli amici: in realtà,
nessuno muore! L'induismo è una conchiglia di noce: voi
siete dio: tutto il resto è solamente illusione»!
I
cattolici che sono stati testimoni di queste abominazioni a
Fatima avrebbero potuto augurarsi che anch'esse fossero solo
un'illusione, e che tutto non fosse realmente accaduto!
Purtroppo questa è la triste realtà. Essi devono ricordarsi
di queste abominazioni inflitte alla Chiesa e a Fatima, e
pregare per la conversione dei colpevoli che hanno
consegnato la cappella della Madonna di Fatima agli adepti
di una religione che ha per dio il diavolo.
In
conclusione, coloro che hanno organizzato o permesso queste
cerimonie sacrileghe, e che continuano a farlo, non sono
più cattolici. Sono usciti dalla Chiesa, una santa,
cattolica e apostolica, per costituire una sètta conciliare
ecumenico-sincretista. «Se qualcuno viene a voi e non
reca questa dottrina non lo ricevete in casa e non lo
salutate; perché chi lo saluta partecipa alle malvagie opere
di lui» (2 Gv 10, 11).
Ecco alcuni fotogrammi
estratti dal filmato che illustrano l'evento ecumenico.
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Il 5
maggio 2004, la stazione portheghese SIC
Television annuncia un'«eccezionale
esperienza ecumenica»: un rito induista
all'interno del Santuario di Fatima. |
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Preghiera del mattino al tempio Radha Krishna
di Lisbona. |
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«Tutte le invocazioni dei pagani sono abominevoli
agli occhi di Dio in quanto tutti i loro dèi sono
demoni» (così San Francesco Saverio). |
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Una
giovane induista ci spiega l'importanza dei loro
diversi dèi. |
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Una
sessantina di induisti in pullman verso
Fatima. |
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L'arrivo al Santuario mariano. |
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Gli
induisti offrono fiori. Per essi, la Madonna
di
Fatima è una delle tante divinità. |
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Lo
speaker della SIC Television commenta:
«è
un'avvenimento unico nella storia del Santuario». |
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Il
sacerdote induista, il shastri, recita
all'altare cattolico
il
Shanti Pa, la preghiera per la pace. |
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Il
rituale induista - una cerimonia dedicata a false
divinità - profana il Santuario di Fatima, rendendo
necessaria per la cappella una riconciliazione (o
riconsacrazione). |
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Al
termine della cerimonia, la comunità induista
residente
in
Portogallo espleta le sue devozioni. |
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Il
rettore del Santuario, Mons. Guerra, parla
favorevolmente
del
culto induista a Fatima. |
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Traversata della spianata per incontrare il Vescovo
presso
la residenza del rettore. |
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L'accoglienza del Vescovo di Fatima. Commenta il
giornalista della SIC Television: «I
pellegrini induisti vengono ricevuti come una
delegazione: un atteggiamento straordinario». |
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«Tale attitudine può essere interpretata come un
invito per altre visite: probabilmente, la
profanazione verrà ripetuta». Nella sala dove ha
luogo l'incontro è presente un plastico
della nuova Basilica interreligiosa che verrà
edificata a Fatima, un vero e proprio pantheon
universale. |
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Il
Vescovo di Fatima dichiara:
«Non vogliamo essere dei fondamentalisti».
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Il
rettore del Santuario, Mons. Guerra, riceve dagli
induisti uno scialle ricoperto di versetti della
Bhagavad Gita, il libro sacro dell'induismo, la
cui dottrina si basa sul concetto che la realtà non è
che un'illusione. |
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Anche
il Vescovo di Fatima riceve in dono uno
scialle ricoperto di versetti della mitologia
pagana. |
APPENDICE
GIOVANNI PAOLO II E
IL SEGNO
DELLA GRANDE
INIZIAZIONE SCIVAITA
Chi non ha mai visto la
fotografia di Giovanni Paolo II mentre si fà segnare in fronte
da una sacerdotessa induista il 2 febbraio del 1986 nello
stadio di Bombay? Si tratta del marchio che si
imprimono gli adoratori di una divinità
induista, Shiva, il dio della distruzione e della
riproduzione, il segno del Tilak (il Terzo
Occhio), il tridente di sangue, il segno della grande
iniziazione shivaita!
Questo segno viene tracciato, secondo
il rito, usando polvere rossa. Il nome Tilak deriva dal bramino
Bal Gangadhar Tilak (1856-1920), il quale ha
contribuito a diffondere questa religione politeista che utilizza il
sentimento religioso per far passare ogni tipo di
aberrazione, nel senso di una vera magia assortita di «sacra
dissolutezza».
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Il
Tilak |
Bal Gangadhar Tilak |
Come ogni religione, l'induismo ha i suoi
riti, e quello cui si è prestato Giovanni Paolo II è un vero
rito iniziatico, vale a dire un rito sacramentale che
veicola un'influenza demoniaca. La foto di questa
cerimonia rituale è stata diffusa un po' ovunque. Si tratta di
un fatto che non può essere ignorato. Ma ciò che si può
ignorare è il vero significato di un avvenimento che non si
è mai verificato in tutta la storia della Chiesa! Occorre
innanzitutto sapere che la divinità chiamata Shiva è legata
al tantrismo, una vera abominazione di «sacra
dissolutezza». Mons. Léon Meurin (1825-1995), nel suo
libro intitolato
La Franc-maçonnerie,
synagogue de Satan («La
Massoneria, sinagoga di Satana»), scrive a proposito di
questo dio induista: «L'adorazione di Shiva si sviluppò
assai rapidamente nell'abominevole culto del fallo,
che ritroviamo tale e quale, insieme alla dottrina indo-persiano-cabalistica, nella Massoneria, e soprattutto
nelle sue Logge di adozione» 9.
Non c'è niente di più pericoloso dei riti impiegati dalle religioni
pagane che veicolano la famosa «influenza spirituale»
(diabolica) di cui parla René Guénon (1886-1951), e che portano il nome di
«riti iniziatici», perché fanno «passare» le anime da un universo
all'altro. Il maestro nell'arte luciferina che abbiamo appena evocato, e che ha studiato
in modo particolare l'induismo, ha scritto a proposito
del rito iniziatico: «Esso è sempre efficace quando è compiuto
regolarmente; poco importa che il suo effetto sia immediato
o differito. Vale sempre e non si rinnova mai»
10. L'autore
che cita René Guénon è, sotto pseudonimo, Padre Antonio Catry
s.j., un grande specialista di demologia. Il rito del segno di Shiva è un vero rito sacramentale; non si
tratta di una metafora (ma di una rigorosa realtà) in quanto
è il segno sensibile di un'azione invisibile corrispondente ad un'influenza di
«grazia», ma di una grazia che
non può venire da Dio.
Siamo in piena magia. In modo
generale, i riti delle religioni pagane sono solamente la
contraffazione dei Sacramenti divini. Anche in questo caso,
come sempre, Satana si rivela la scimmia di Dio. La
Massoneria, che subisce la potente influenza del kabbalah
ebraica, conosce l'importanza di un segno diabolico sulla
fronte. Fin dal 3º Grado, quello di Maestro, l'iniziato
viene colpito alla fronte affinché sia espresso ritualmente
il dominio di Satana su tutta la sua persona, corpo e anima,
diventando in tal modo un servo di Lucifero al quale deve
ubbidire come un cadavere (perinde ac cadaver).
Non
si può evitare di pensare al Marchio della Bestia in fronte
di cui parla il Libro dell'Apocalisse. Così, sulla
fronte battezzata, cresimata e consacrata di Giovanni Paolo
II il demonio ha impresso il propria marchio sotto forma di
un segno shivaita, tracciato con la polvere rossa come vuole
il rituale induista!
Ma, si dirà, il rito a quale si è
prestato Karol Wojtyla non aveva per lui alcun significato
diabolico; questo rito sarebbe stato efficace all'insaputa
di chi lo ha ricevuto? La risposta a questa domanda si trova
in un libro di Charles Nicoullaud (1854-1925),
intitolata L'initiation dans les sociétés secrètes: les
initiation maçonnique («L'iniziazione nelle società
segrete: l'iniziazione massonica), con la prefazione di
Mons. Ernest Jouin (1844-1932), il fondatore
della prestigiosa Revue internationale des Sociétés Secrètes (RISS).
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La Franc-maçonnerie... |
René Guénon |
La
RISS |
Scrive Nicollaud: «I
"sacramenti" del maligno, esattamente come quelli della santa
Chiesa, agiscono in un certo senso "ex opere operato", ossia
da sé stessi, anche se l'adepto ignora il fatto che viene
operato in lui, spesso a sua insaputa, un vero patto con
Satana» 11. Lo stesso
autore afferma ancora: «Poiché la materia dei "sacramenti" di
Satana (come la polvere rossa del Tilak) è ridicola,
lo sono anche i segni di un patto più o meno tacito tra lui
e gli uomini ragionevoli che li ricevono volontariamente e
liberamente. I malefici agiscono anche quando la vittima
non è cosciente di riceverli» 12.
È della massima importanza rendersi conto che
l'intenzione non modifica gli effetti del rito. Così, anche se
Giovanni Paolo II non ha
visto nel segno del Tilak che una forma di
saluto o di convivialità, non di meno egli ha certamente
subito l'effetto di questo rito idolatrico, effetto che
potrebbe aver influito su tutta la sua vita, ivi compreso il suo ufficio
all'interno della Chiesa.
Per sottrarsi all'influenza diabolica trasmessa da un
rito iniziatico (i «sacramenti» del diavolo), occorre «prendere
coscienza della gravità dell'atto compiuto e agire perciò
in conseguenza» al prezzo dei più faticosi sacrifici,
mortificazioni e preghiere espiatorie 13.
Nel caso di Giovanni Paolo II, dato che si è sottoposto ad un rito
idolatrico di fronte al mondo intero, sarebbe stato
necessario
da parte sua un atto di riparazione pubblica... La conclusione si impone
da sé: non ci si può burlare in questo modo dei Santi
martiri che hanno preferito sacrificare la loro vita - e a
che prezzo! - piuttosto che compiere atti di idolatria.
Giovanni Paolo II è diventato la vergogna di questi martiri,
così com'è diventato la vergogna della santa Chiesa, la quale
condanna i riti idolatrici, essendo gli dèi delle religioni
pagane nient'altro che demoni, come afferma d'altronde la
stessa Sacra Scrittura (Sl 95, 5).
Egli è divenuto la
vergogna di Cristo, essendosi presentato come il Suo vicario
in Terra, tenendo nella mano destra il pastorale sormontato
dal crocifisso mentre riceveva sorridente il segno
dell'idolatria. In una parola, è divenuto la vergogna di Dio
stesso, e ciò, lo ripetiamo, in faccia al mondo intero.
Praticando l'idolatria e rinnegando pubblicamente la fede,
qualunque sia stata la sua intenzione, Giovanni Paolo II ha
dato prova della nullità della sua elezione, poiché Nostro
Signore ha promesso a Pietro e ai suoi successori che non
avrebbero mai errato in materia di fede.
NOTE
1 Traduzione dall'originale francese Sacrilège a
Notre-Dame de Fatima («Sacrilegio a Nostra Signora di
Fatima», éditions
Saint-Remi), a cura di
Antonio Casazza.
2 Dall'Atto di Consacrazione del Genere Umano al
Sacro Cuore di Gesù che Pio XI pubblicò l'11 dicembre 1925
insieme all'Enciclica Quas Primas, sulla Regalità di
Cristo.
3 Cfr. J.
Vennari, «Fatima deviendra-t il un sanctuaire
interreligieux? Un compte-rendu de celui qui était là»
(«Fatima diventerà un santuario interreligioso? Un resoconto di
chi c'era»), in CFN, dicembre 2003.
4 Cfr. Leone
XIII, Lettera Enciclica Immortale Dei, 1º novembre
1885.
5 Cfr. Pio XI,
Lettera Enciclica Quas Primas, dell'11 dicembre 1925.
6 Cfr. Leone
XIII, Lettera Enciclica Libertas, 20 giugno 1888.
7 Citazioni estratte del sermone di Sant'Alfonso
Maria de Liguori «Sullo scandalo».
8 Gandhi era tutt'altro che santo essendo un teosofo
e avendo praticato in gioventù l'omosessualità... (N.d.T.).
9 Cfr. Mons.
L. Meurin,
La franc-maçonnerie, synagogue
de Satan, pag. 21. Le Logge di adozione sono esclusivamente
femminili.
10 Cfr. «René
Guénon: une super-religion pour initiés» («Rèné Guénon: un
super-religione per iniziati»), in Permanences, novembre
1996.
11
Cfr. C.
Nicollaud,
L'initiation dans les sociétés secrètes: les initiation
maçonnique, pag. 223.
12 Ibid., pagg. 217-218.
13
Ibid., pagg. 217-218.
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