titolo l'incontro interreligioso di assisi nel 1986

 

 

di Daniel Raffard de Brienne 1

 

karol woytjla e maha ghosananda

Sopra: Giovanni Paolo II abbraccia ad Assisi

il leader buddista cambogiano Maha Ghosananda.

 

Il 27 aprile 2014, Jorge Mario Bergoglio, con un atto gravissimo, ha elevato agli onori degli altari Giovanni Paolo II proclamandolo «Santo». Pur essendo un po' datato (1988) e incompleto, questo scritto richiama alla mente del lettore a quella ormai lontana prima giornata di preghiera per la pace (non esaudita da Dio) tenutasi nella città di San Francesco. La prima condizione necessaria alla canonizzazione di una persona è la pratica eroica delle virtù cristiane, prima fra tutte le fede. Guardando queste fotografie e leggendo certe affermazioni viene sinceramente da chiedersi quale fosse la religione professata da Karol Woytjla. A noi pare l'eresia modernista condannata da San Pio X...

 

Quando, su richiesta di Giovanni XXIII (1881-1963) e delle istanze israelitiche, i Padri conciliari decisero di adottare una Dichiarazione sugli ebrei, si accorsero che non potevano includerla come previsto nel Decreto sull'ecumenismo, perché quest'ultimo riguardava unicamente i cristiani, e che non potevano nemmeno pubblicarlo a parte senza sollevare alcune questioni imbarazzanti 2. Essi aggirarono la difficoltà nostra ætateincludendola in una Dichiarazione generale sulle religioni non-cristiane: Nostra Ætate. Essa è all'origine, con l'ecumenismo protestantizzante e l'ecumenismo giudaizzante, di un ecumenismo che va in ogni direzione. Nostra Ætate non invita affatto i cattolici ad operare per la conversione (e dunque per la salvezza) delle anime smarrite nell'errore delle false religioni: al contrario, occorre, secondo questa Dichiarazione, che i figli della Chiesa operino «con prudenza e carità, per mezzo del dialogo e della collaborazione con i seguaci delle altre religioni, sempre rendendo testimonianza alla fede e alla vita cristiana, riconoscano, conservino e facciano progredire i valori spirituali, morali e socio-culturali che si trovano in essi» (sic). La dichiarazione cita con ammirazione l'induismo, la sua «meditazione profonda», il suo rifugiarsi in Dio «con amore e confidenza». Essa loda anche il buddismo mediante il quale gli uomini possono «acquistare lo stato di liberazione perfetta o di pervenire allo stato di illuminazione suprema» (sic). L'islam ha diritto ad un sviluppo più lungo a causa della «stima» che si gli si deve. Certamente, «non pochi dissensi e inimicizie sono sorte tra cristiani e musulmani», ma bisogna «dimenticare il passato» e sforzarsi di praticare «la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere insieme per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà». D'altronde, la nuova catechesi «cattolica» mostra i musulmani e gli ebrei associati ai cristiani nell'adorazione del Dio unico... Un certo numero di moschee sono state aperte un po' ovunque in terra cristiana, con l'approvazione commossa (e talvolta con il denaro) dei cattolici. Alcuni di questi luoghi di culto sono stati installati all'interno di chiese svendute o donate dai Vescovi. Un'enorme moschea è stata costruita a Roma e aperta al culto nel 1995; i suoi minareti superano in altezza la Basilica di San Pietro.

 

Numerosi cattolici si sono convertiti all'islam, soprattutto in Francia. In diverse occasioni, Giovanni Paolo II (1920-2005) ha espresso parole benevole e infelici. Fin dal 1979 e soprattutto in Marocco nel 1985,giovanni paolo II bacia il corano egli affermò che cristiani e musulmani credono «nello stesso Dio unico, il Dio vivente» 3, mentre gli islamici rigettano il culto del Dio uno e trino come politeista. In breve, l'ecumenismo è in marcia. E di conseguenza lo è anche l'islam... Naturalmente, anche in questo caso l'ecumenismo è sempre a senso unico. Non se ne parla nemmeno di costruire una chiesa cattolica a La Mecca! Del resto, ai cristiani che vivono o si recano per lavoro in Arabia Saudita non è permesso manifestare esteriormente la loro religione. Se diversi Paesi musulmani sono meno severi per gli stranieri, le conversioni dall'islam al cristianesimo sono ancora punite con la morte. Quanto ai coraggiosi superstiti delle antiche cristianità orientali conquistate dagli arabi, essi si trovano ridotti allo statuto di dhimmi, ossia di abitanti di categoria inferiore, sottoposti legalmente a tasse speciali e a umiliazioni che non escludono, in certe occasioni, feroci massacri. In realtà, niente è più estraneo all'islam dell'«ecumenismo». Secondo questa falsa religione, il mondo si divide in dar el-islam (i Paesi musulmani) e in dar el-harb (i «Paesi di guerra») che restano da conquistare. Il dovere di ogni musulmano è di conquistare i dar el-harb mediante la guerra santa (la jihad). Tuttavia, una falsa sottomissione alle regole della democrazia occidentale è raccomandata almeno finché i mezzi per la jihad sembrano insufficienti. É evidente come i musulmani possono sfruttare l'ecumenismo. Questo atteggiamento dimissionario del cattolicesimo favorisce non solo il moltiplicarsi delle sètte cristiane e pseudo-cristiane, ma anche quello delle religioni pagane. Tutti conoscono le chiassose attività delle sètte induiste, come quella degli Hare Krishna e dei loro guru. Forse si sa meno del fatto che un numero non trascurabile di battezzati sono passati al buddismo.

 

Nella stessa Francia, sono stati fondati diversi monasteri buddisti, come un centro di lama tibetani fondato nel 1974, che nel 1987 ha inaugurato un tempio presso a Cluny e uno non lontano da Citeaux 4. Se i Paesi dell'antica cattolicità si trovano così minacciati, che cosa non si deve temere per le giovani messa indianacristianità da poco impiantate in terre pagane e rese così fragili dall'«inculturazione» così cara a Karol Woytjla? L'inculturazione consiste nell'introduzione nella liturgia di elementi mutuati dalle culture locali: danze, canti, gong o tam-tam, abiti liturgici, mobilio, ecc... Addirittura certe chiese sono state costruite imitando lo stile dei templi pagani; anche a Bangalore sono state installate in una chiesa delle vetrate che rappresentano le divinità induiste 5. In breve, ci troviamo di fronte al contrario del così prudente e così fruttuoso apostolato dei missionari. Il lontano esempio dei «riti cinesi» sperimentato dai gesuiti nel XVII secolo aveva già mostrato un doppio pericolo. Innanzi tutto, la rottura dell'unità cattolica, già scossa dall'impiego nella liturgia di lingue e dialetti locali. E in seguito si è vista o la paganizzazione delle chiese locali, o il ritorno dei convertiti al loro paganesimo di origine: infatti, i gli elementi mutuati dalle culture locali sono per definizione elementi presi in prestito dalle culture pagane, e costituiscono, di conseguenza, una riabilitazione (almeno parziale) del paganesimo. L'inculturazione non può condurre che a strani spettacoli, come quello che ricorda una fotografia in cui si vede, in occasione di una Messa celebrata l'8 maggio 1984 in Nuova Guinea, una studentessa indigena leggere l'Epistola davanti a Giovanni Paolo II a numerosi Vescovi travestita da selvaggia e coperta solamente da pitture e da un modesto perizoma che lasciava intravedere il seno nudo e parte delle cosce scoperte fino alla cintola.

 

nuova guinea 1984 - messa in topless

 

Ecco le intrusioni del paganesimo nella liturgia cattolica! Ma che pensare della partecipazione di Giovanni Paolo II ai culti pagani, col rischio di scandalizzare i convertiti nella loro fede e di fortificare nel loro errore le anime smarrite? Il 10 maggio 1984, a Bangkok, Karol Woytjla si è incontrato con il patriarca buddista Vasana Tara, dal quale si era recato «a presentare i suoi omaggi».

 

giovanni paolo II e vasana tara

 

Nel settembre dello stesso anno, in Canada, un «uomo della medicina» indiano aveva offerto una preghiera al Grande Spirito durante una liturgia celebrata da Giovanni Paolo II.

 

preghiera a manitù

 

Peggio ancora: nel 1985, Karol Woytjla ha partecipato ad un rito animista in un bosco sacro nel Togo bevendo una pozione magica. Il 5 febbraio 1986, a Madras, in India, egli ha ricevuto sulla fronte il tilak, il simbolo degli adoratori di Shiva, il dio della distruzione; si è poi dedicato ai riti di purificazione induisti e gli sono state imposte, ancora sulla fronte, le sacre ceneri (vibhuti)...

 

giovanni paolo II riceve il tilak sulla fronte

 

Non si può immaginare un contrasto più sorprendente con l'atteggiamento dei martiri che preferirono una morte atroce al più piccolo gesto pagano, mentre sarebbe bastato loro, perché li si risparmiasse, di bruciare alcuni grani di incenso davanti alla statua dell'imperatore o dipio XI - mortalium animos qualche divinità pagana. Durante questo stesso viaggio in India, Giovanni Paolo II aveva dichiarato: «La collaborazione tra tutte le religioni è un'esigenza per la causa dell'umanità». È questa idea di una necessaria collaborazione tra la verità e tutti gli errori, tra il vero Dio e tutti i falsi déi, che ha portato Giovanni Paolo II a convocare per la fine di quello stesso anno 1986 la famosa riunione di Assisi. A dire il vero, il progetto di un congresso di questo tipo era già germogliato nello spirito dei cattolici liberali: Papa Leone XIII (1810-1903) ne aveva dovuto vietare la realizzazione a Chicago nel 1895 e a Parigi nel 1900. Papa Pio XI (1857-1939), nella sua Enciclica Mortalium animos (del 6 gennaio 1928), dovette ancora ricordare: «Si comprende come questa Sede Apostolica non abbia mai permesso ai suoi fedeli di intervenire ai congressi degli acattolici». Tuttavia, nemmeno lo stesso Giovanni Paolo II ha rappresentato i cattolici ad Assisi il 27 ottobre 1986 6. Le fotografie lo mostrano con un soprabito bianco, senza né croce né segni distintivi della sua funzione, al centro dei partecipanti in quanto organizzatore, ma sullo stesso piano del Dalai Lama, dei pope ortodossi, dei bonzi e degli stregoni. Si sono trovati in circa centotrenta ad Assisi per pregare 7. Pregare chi? Per pregare un sacco di gente: Dio, Allàh, il Grande Manitù, gli spiriti degli antenati, le mille divinità induiste, altri ancora e persino l'inesistenza di Dio dei buddisti. Si pensava che, con questo tiro di sbarramento in ogni direzione, si sarebbe sicuramente raggiunto almeno una volta un dio autentico? Sembra più probabile che, nello spirito di Karol Woytjla, questa preghiera avrebbe permesso a ciascuno di opporre al materialismo la propria parte di valori spirituali, e che comunque Dio avrebbe accettato gli omaggi resi in buona fede alle false divinità.

 

assisi 1986

 

E dunque, i partecipanti, raggruppati artificialmente in dodici grandi «religioni», hanno iniziato a pregare. Gli stregoni di colore seminudi suonavano i loro tam-tam, mentre i loro colleghi pellirossa tiravano dai loro calumet. Alcuni hanno potuto disporre di chiese, come i bonzi e i lama che hanno collocato la statua di Buddha al posto del crocifisso sul tabernacolo della chiesa di San Pietro.

 

statua di buddha sul tabernacolo

 

Così, sono stati celebrati tutti i culti. Tutti. Eccetto il culto cattolico, perché non ha avuto luogo alcuna Messa. Non c'era nemmeno la religione cattolica, ma solamente una «religione cristiana» della quale i cattolici facevano parte allo stesso titolo degli scismatici ortodossi e degli eretici protestanti: ci si accontentò, dunque, di un misero culto cristiano ecumenico, e di conseguenza di forma protestante. Non è stato lo scandalo più piccolo di quella giornata.

 

preghiera sciamanica

Due sciamani pellirossa invocano la protezione del Grande Spirito su un prete

e su un frate francescano all'interno di una chiesa cattolica di Assisi.

 

Lasciando da parte i numerosi aspetti aneddotici di questa riunione di Assisi, ci accontenteremo di sottolineare i punti per i quali essa si è allontanata maggiormente dalla fede cattolica. Difatti, questa riunione è stata:

 

- Un'ingiuria fatta a Dio. Pregare o incoraggiare a pregare falsi dèi è mancare al Primo Comandamento: «No avrai altro Dio all'infuori di me». E che dire quando questa deviazione del culto dovuto a Dio solo è stata celebrata nelle chiese su invito dello stesso Giovanni Paolo II?

 

- Una negazione della necessità universale della Redenzione. Il riscatto delle anime passa per Nostro Signore Gesù Cristo, unico mediatore tra Dio e tutti gli uomini. Incoraggiare la preghiera dei non-cristiani che ignorano o rigettano Cristo equivale a negare in pratica la necessità universale della Redenzione. Quando, nel suo discorso di conclusione, Karol Woytjla ha parlato di Cristo, lo ha fatto solamente per esprimere la sua «convinzione» e quella dei cristiani «che in Gesù Cristo, il salvatore di tutti, si può trovare la pace». «Convinzione», «si può»: ecco le debolissime parole utilizzate per proclamare l'unica verità; subito dopo Giovanni Paolo II le ha ulteriormente indebolite dichiarando ancora che è essenziale ubbidire alla propria coscienza 8.

 

ecumenismo ad assisi nel 1986

Assisi, 27 ottobre 1986. Da sinistra: Giovanni Paolo II con il rabbino capo di Roma Elio Toaff,

con il rappresentante della religione animista e con un patriarca ortodosso.

 

- Una mancanza di giustizia e di carità verso gli infedeli. La via normale della salvezza passa dall'unica Chiesa detentrice della verità rivelata: «Fuori dalla Chiesa non c'è salvezza». La carità e la giustizia esigono dunque che gli uomini smarriti nell'errore devono essere informati di questa verità. Ora, ad Assisi, al contrario, le false religioni sono state messe sullo stesso livello della vera e sono state recitate delle preghiere a false divinità: e dunque gli infedeli sono stati rafforzati nel loro errore.

 

- Un pericolo e uno scandalo per i cattolici. Porre l'errore sullo stesso piano della verità conduce non solo a confermare gli infedeli nelle loro false credenze, ma anche ad indebolire i cristiani nella loro fede. La verità non sarebbe più unica, ma sarebbe ripartita tra un gran numero di religioni in apparenza inconciliabili tra loro? Ma allora non esiste una verità, o almeno una verità accessibile? Quale pericolo per quei cattolici che l'incontro di Assisi ha indotto a porsi questo tipo di domande! Quale scandalo per gli altri!

 

- Un tradimento della missione affidata a San Pietro e alla Chiesa. Questa missione consiste nel conservare la verità rivelata e ad annunciarla a tutte le nazioni. La Chiesa e il suo capo hanno ricevuto l'incarico di fortificare i fedeli nella loro fede e di invitare gli infedeli alla conversione insegnando loro la verità e mostrando il loro errore. Ad Assisi, Giovanni Paolo II è venuto meno alla sua missione.

 

pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle

La missione affidata da Nostro Signore Gesù Cristo a San Pietro:

«Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle» (Gv 21, 15-16).

 

La Massoneria se n'è rallegrata, stando alle parole del Gran Maestro del Grand'Oriente italiano Armando Corona (1921-2009): «Il nostro interconfessionalismo ci ha valso la scomunica ricevuta nel 1738 da Clemente XI. Ma la Chiesa era certamente nell'errore se è vero che il 27 ottobre 1986 l'attuale Pontefice ha riunito ad Assisi uomini di tutte le confessioni religiose per pregare assieme per la pace. Cos'altro cercavano i nostri Fratelli quando si riunivano nei templi, se non l'amore tra gli uomini, la tolleranza, la solidarietà, la difesa della dignità della persona umana, considerandosi eguali al di là del loro credo politico, del loro credo religioso e del colore della pelle»? 9.

 

Il 4 agosto 1987, un'altra riunione interreligiosa si è tenuta su un monte sacro di Kyoto, in Giappone. Giovanni Paolo II, impossibilitato a partecipare, ha delegato un Cardinale e ha fatto suonare a festa tutte le campane di Roma. A Roma stessa, nel primo anniversario di Assisi, si sono nuovamente riuniti i rappresentanti di tutte le religioni, nella chiesa Santa Maria in Trastevere. Si perpetua così «lo spirito di Assisi» tanto caro al Cardinale Roger Etchegaray che ne è stato l'organizzatore.

 

gran maestro armando corona

cardinale roger etchegaray

Armando Corona Cardinal Etchegaray

 

banner crisi della chiesa

 

NOTE

 

1 Traduzione dall'originale francese «L'œcuménisme tous azimuths et Assise» («L'ecumenismo in tutte le direzioni e Assisi»), a cura di Antonio Casazza. Estratto (pagg. 38-42) dalla rivista Lecture et Tradition, nn. 149-150, luglio agosto 1989.

2 Cfr. P. R. M. Wiltgen, Le Rhin se jette dans le Tibre («Il Reno si getta nel Tevere»), Cèdre, 1975, pagg. 164-172.

3 Cfr. La Documentation Catholique, del 6 ottobre 1985, pag. 942.

4 I benedettini della Pierre-qui-vive, il giorno in cui si è svolta la storica giornata di Assisi, hanno permesso che venisse celebrato nel loro monastero un rito tibetano! (cfr. Courrier de Rome, n° 91, aprile 1988; La Contre-Réforme Catholique, n° 233, giugno 1987). Altri centri buddisti sono stati aperti a Vincennes e ad Alençon (cfr. D. Le Roux, Pierre m'aimes-tu?, Fideliter, 1988, pag. 129).

5 Cfr. Una Voce, luglio 1988.

6 Diversi giornali locali hanno dato notizia del fatto che contemporaneamente a questo evento, riunioni simili si sono svolte in tutto il mondo. Ad esempio, i Vescovi francesi, quel giorno riuniti a Lourdes, hanno deciso di digiunare insieme... dalle 12,30 alle 14,00.

7 Non crediamo necessario insistere sulla dialettica, che si credeva sottile, del Cardinale Etchegaray (l'inventore della «religione cristiana»), secondo il quale i partecipanti non «pregavano insieme», ma erano «insieme per pregare».

8 La Madonna è stata la grande esclusa della giornata. Una statua di Nostra Signora di Fatima, portata a piedi dalla Calabria, è stata respinta dal servizio d'ordine e abbandonata (cfr. La Contre-Réforme Catholique, n° 229).

9 Cfr. «Discorso del Gran Maestro Armando Corona per l'Equinozio di Primavera», in Hiram, primavera 1987.