Secondo un'opinione molto diffusa e radicata ai
nostri giorni tra la maggior parte dei cattolici -
clero e semplici fedeli - la ragione principale per
cui alcuni loro fratelli nella fede hanno chiedono a
gran voce il ritorno nelle chiese della Messa
preconciliare in latino
2,
sarebbe da ricercare nella mentalità immobilista e
di assoluto rifiuto della novità che regna negli
ambienti cosiddetti «tradizionalisti». Incapaci di
adattarsi a qualsiasi genere di innovazione, questi
nemici giurati del progresso sarebbero quindi
solamente degli inguaribili nostalgici che piangono
a torto la scomparsa di «pompose» e
«trionfalistiche» cerimonie delle quali il popolo
cristiano non capiva una sola sillaba e a cui non
poteva partecipare attivamente. Se le cose stessero
proprio così e non esistessero altre motivazioni più
gravi che giustifichino almeno in parte un simile
atteggiamento, per quanto possa apparire
comprensibile l'attaccamento ad un rito così
venerabile e vetusto, soprattutto nelle persone di
età avanzata che per anni hanno assistito a questa
liturgia, questi cattolici «disadattati» sarebbero
tutt'alpiù da compatire. In realtà, un'analisi
dottrinale - seppure succinta come quella che stiamo
per presentarvi - delle novità introdotte nella
liturgia riformata rivela non solo la superficialità
che regna a proposito di questo argomento nel
milieu cattolico, ma soprattutto la più completa
ignoranza a riguardo dei veri motivi che stanno alla
base delle preferenze in materia liturgica di certi
cattolici. Non volendo rubare altro tempo prezioso
al lettore, invito quindi a leggere questo articolo
con animo sereno, tenendo però sempre l'occhio fisso
alle verità immutabili della dottrina cattolica,
l'unica che può condurci al porto sicuro della
salvezza eterna. |
Vi siete
mai chiesti perché ci sono alcuni cattolici che vanno alla
Messa in latino?
Questo articolo spiega con parole semplici e chiare:
w
Perché l'assistenza alla Messa in latino non è solo una
questione di «nostalgia»;
w
Perché la Messa è stata riformata negli anni '60;
w
Quali differenze ci sono tra il vecchio e il nuovo rito;
w
In che senso il nuovo rito sminuisce gli elementi essenziali
della dottrina cattolica sulla Messa;
w
Perché i cattolici fedeli alla Tradizione non vanno alla
Messa di Paolo VI.
Qualche parola di benvenuto
A chi è capitato tra le mani
questo libretto avrà senz'altro qualche domanda da fare
sulla Messa romana e sul perché ci siano dei cattolici che
vi assistono. Magari voi stessi avete appena finito di
sentirne una, forse per la prima volta. Magari avete già
discusso con un vostro amico che va alla Messa in latino
sulla situazione attuale della Chiesa, o vi siete trovati a
passare per caso là dove si celebrava in rito antico. Certo,
per la gente quello che colpisce di più è la lingua, il
latino. Ma si rimane colpiti anche dalla bellezza delle
cerimonie che evoca ormai l'immagine di un tempo lontano.
Al di là della nostalgia
Ma il latino, le belle
cerimonie e la nostalgia per «i bei tempi andati» non sono
in realtà le ragioni principali per cui noi abbiamo deciso
di conservare il vecchio rito. Le nostre intenzioni erano
piuttosto quelle di conservare l'integrità della
dottrina cattolica e di offrire a Dio un culto buono e
rispettoso. A questo proposito risponde bene la Messa
romana, al contrario del rito moderno. Da quello che
leggerete qui, speriamo che veniate a conoscere le ragioni
dei «tradizionalisti», e da parte nostra vi assicuriamo
nelle preghiere alla Santa Vergine perché vi ottenga la
grazia di perseverare «saldi e forti nella fede che avete
appreso» (2 Ts 2, 14).
Due immagini contrastanti
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Nuova Messa |
Messa romana |
Queste due fotografie dicono
un sacco di cose. Chiedetevi quali delle foto seguenti
rappresenti al meglio l'esatto significato della Messa. Se
siete d'accordo con noi che sia quella di destra a rendere
meglio l'esatto significato della Messa, allora avete molto
in comune con i cattolici «tradizionalisti». Le due foto
mostrano i cambiamenti radicali introdotti nella liturgia a
partire dagli anni '60. La foto a sinistra mostra come
centro della cerimonia un uomo; al contrario, quella di
destra mostra un sacrificio e un atto di adorazione che ha
come suo centro naturale Dio. Vi sono comunque tantissime
altre differenze da apparire evidenti anche al più
occasionale degli osservatori.
Una tipica Messa moderna
In una tipica Messa moderna di
una comune parrocchia, l'intero rito si svolge in lingua
volgare. Il celebrante si trova seduto o in piedi di fronte
ai fedeli e spesso si rivolge loro con richiami spontanei
durante lo svolgimento del rito. Nel coro, i fedeli possono
aggiungere i loro commenti o leggere le Sacre Scritture. Una
parte del rito si svolge attorno ad un altare-tavola.
Il tabernacolo non si trova quasi mai sull'altare, ma alle
spalle del sacerdote, o relegato in un angolo. Il «segno di
pace» è un'occasione per applausi, emozioni o conversazioni
personali. Il celebrante dà alla maggior parte dei fedeli la
Comunione nella mano, assistito in questo da uomini e
donne laici. Il prete fà pochissime genuflessioni. É raro
comunque che due celebrazioni del nuovo rito siano
esattamente uguali; variano infatti da sacerdote a sacerdote
e da parrocchia a parrocchia. Da qualche parte sono stati
addirittura introdotti degli elementi bizzarri come la
«messa dei pagliacci», «dei pupazzi» o «dei palloncini»,
mentre in altre si proiettano diapositive, si fanno scenette
o si suona la musica popolare.
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Tavola-altare |
Segno di pace |
Comunione in mano |
La Messa romana
Tutto ciò contrasta con la
Messa in latino celebrata da sempre nell'antica e venerabile
lingua della Chiesa. Il celebrante sta di fronte a Dio
sacramentato nel tabernacolo; non fà commenti personali, ma
recita esattamente quelle stesse preghiere che i sacerdoti
hanno usato per secoli, e solo lui può toccare con le mani
l'Ostia consacrata. Al momento della Comunione, i fedeli si
inginocchiano di fronte al Signore e lo ricevono soltanto in
bocca. Non ci sono applausi e conversazioni prima della
Comunione. I fedeli seguono la Messa con i loro messalini
che traducono le parole del celebrante. I gesti del
sacerdote sono rispettosi e composti, e prevedono molte
genuflessioni come atto di rispetto per il Santissimo
Sacramento. Il testo e il rito della Messa romana sono gli
stessi ovunque e non variano da celebrante a celebrante o da
parrocchia a parrocchia, poiché tutto è governato da ruoli
uniformi e molto specifici.
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Altare cattolico |
Comunione in ginocchio |
Elevazione |
La liturgia esprime la dottrina
Anche il più fortunato degli
osservatori può concludere che il rito moderno e quello
antico sembrerebbero mandare due tipi di «segnali»
radicalmente diversi su ciò che la Messa sia, a cosa serva o
cosa ci chieda di credere. Il nuovo rito ci lascia
l'impressione che la Messa non sia altro che un banchetto
conviviale; il vecchio rito, invece, che la Messa sia
un'azione diretta ad adorare Dio. Ciò ci porta a quel
principio che è la chiave per capire il perché ci siano dei
cattolici che vanno alla Messa romana: per sua stessa
natura, la liturgia esprime la dottrina; ne parlò Sua
Santità Papa Pio XII (che ha felicemente regnato dal
1939 al 1958) nella Lettera Enciclica
Mediator Dei
(1947): «Il culto che la Chiesa offre al Signore è una
continua professione della fede cattolica [...];
nella liturgia si esprime apertamente e chiaramente la
dottrina cattolica». La liturgia non solo esprime la
dottrina, ma esplicita anche ciò che i fedeli devono
credere. Le preghiere e i gesti liturgici che esprimono
riverenza verso la Presenza Reale di Cristo nell'Eucarestia,
ad esempio, rafforzano e raffermano la nostra comune fede
nella dottrina. Se dal culto pubblico si tolgono tutte
quelle preghiere e quei gesti rituali che alludono a quella
particolare verità (come la Presenza Reale), si può ben
stare sicuri che nel tempo i fedeli cesseranno di crederci.
La Messa romana e la dottrina
cattolica
Poiché la Messa romana esprime
la dottrina e nello stesso tempo esplicita ciò che i fedeli
devono credere, la Chiesa, nei secoli passati, ha sempre
vigilato attentamente sui testi liturgici in modo da
assicurarsi che essi riflettessero pienamente la fede
cattolica ed escludendo tutto ciò che potesse
comprometterla. La Chiesa ha sempre parlato della Messa
innanzitutto come di un sacrificio. É insegnamento
infallibilmente rilevato che Gesù Cristo ha lasciato alla
Chiesa un sacrificio visibile «in modo che il Suo
sacrificio, già offerto una volta sulla Croce, potesse
nuovamente essere reso attuale» 3.
La dottrina secondo cui la Messa è prima di tutto un
sacrificio offerto a Dio, è magnificamente e chiaramente
espresso nella Messa romana. E così pure tantissimi altri
punti dell'insegnamento cattolico come la Presenza Reale, la
natura del Sacerdozio, l'esistenza del Purgatorio,
l'identificazione della vera Chiesa di Cristo con quella
cattolica e l'intercessione dei Santi.
Protestantizzare i cattolici
Anche i protestanti sono
sempre stati al corrente di quanto la Messa cattolica
esprima bene la dottrina della Chiesa. Infatti, quando
vollero diffondere i loro insegnamenti fasulli e innovativi,
cominciarono col cambiare la liturgia. Nel XVI secolo,
Martin Lutero (1483-1546) riuscì a protestantizzare i
cattolici cominciando proprio dal culto, come si legge in
una sua biografia: «E venne quindi la riforma liturgica,
che colpì il fedele più a fondo poiché ne intaccò la
devozione personale: lo si invitò infatti a bere il vino del
sacramento, a prendere la particola con le proprie mani, a
comunicarsi senza prima essersi confessato, a sentire le
parole della consacrazione nella sua stessa lingua e a
prendere parte attiva nel coro sacro. Lutero elaborò quei
principî teorici che furono poi alla base dei suoi
cambiamenti più innovativi, il più importante dei quali era
che la Messa non fosse un sacrificio»
4. I cambiamenti liturgici introdotti divennero
quindi un mezzo per sminuire la dottrina cattolica e per
diffondere al suo posto una dottrina rivoluzionaria. A
dispetto di tutto questo, le riforme liturgiche che Lutero
apportò nel XVI secolo per distruggere l'idea cattolica che
la Messa fosse un sacrificio, assomigliano in maniera
impressionante a quelle introdotte negli anni '60! Come si
spiega tutto ciò? E quali sono i principî che stanno dietro
a queste innovazioni? Per rispondere a tali interrogativi
dobbiamo risalire al Concilio Vaticano II.
Le riforme del Vaticano II
Il Concilio Vaticano II
5 fu convocato da Giovanni XXIII
(1881-1963). Egli disse di voler «aprire le porte» al
mondo moderno e di voler «aggiornare» la Chiesa per
rendere la sua presenza più «incisiva» per quei tempi e per
richiamare più gente nel suo seno. Il Papa convocò i Vescovi
per discutere su grandi riforme della liturgia, della
disciplina ecclesiastica e della dottrina. Dopo la morte di
Giovanni XXIII, i lavori del Concilio proseguirono sotto
Paolo VI (1897-1978) e sfociarono in radicali
cambiamenti. I cattolici si ritrovarono così di fronte alle
riforme in ogni fase della propria vita religiosa. Su queste
riforme si sono spese milioni di parole. I fedeli si
sentirono ripetere centinaia di volte che «l'essenza
della fede non era stata toccata» e che il Vaticano II
avrebbe apportato «un vero rinnovamento» all'interno
della Chiesa.
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Da
sinistra: il Concilio Vaticano II,
Giovanni XXIII e Paolo VI. |
I frutti del Vaticano II
D'altronde, Nostro Signore
Gesù Cristo ci disse che avremmo potuto riconoscere un
albero dai propri frutti, e che un albero buono avrebbe
prodotto dei frutti buoni e che uno cattivo frutti cattivi.
Ebbene, quali sono stati i frutti del Vaticano II? I preti e
le suore hanno abbandonato in massa la loro sacra vocazione,
i seminari, che una volta erano pieni, ora sono semivuoti o
chiusi, l'assistenza alla Messa della domenica è calata
drammaticamente, i teologi si sono posti dubbi o hanno
rifiutato la dottrina cattolica, gli insegnamenti della
Chiesa sulla morale vengono apertamente combattuti e
ignorati di proposito sia dal clero che dai laici. Si
possono chiamare buoni tali frutti? La maggior parte dei
cattolici direbbe certamente di no. E siccome i frutti sono
cattivi, ciò porta a concludere che l'albero che li ha
prodotti, il Vaticano II, sia anch'esso cattivo!
I principî del Vaticano II
Il Vaticano II ha prodotto
tali effetti disastrosi perché si è fondato su due principî
pericolosi: l'ecumenismo e il modernismo:
w
L'ecumenismo cerca di fondere il cattolicesimo con le
religioni non cattoliche. Tutte quelle dottrine e pratiche
liturgiche che i protestanti o gli altri non cattolici
trovano sgradite, devono, di conseguenza, essere eliminate,
sminuite o rese ambigue.
w
Il modernismo insegna che le verità cambiano di epoca
in epoca e che, di conseguenza, anche la Chiesa debba
cambiare in modo da essere così «incisiva» nel mondo
secolare. Il clero modernista assimila il culto, la dottrina
e la moralità tradizionale filtrandola attraverso la
filosofia relativista moderna e i «principî» e i «valori»
della società secolare. I modernisti spogliano così la fede
da tutte quelle dottrine e pratiche liturgiche che alla
mentalità moderna possono apparire troppo intransigenti,
esclusiviste, difficili, oscurantiste, fanatiche o
imbarazzanti. Come risultato, la nozione stessa di verità
oggettiva viene a cadere, la religione viene così ridotta a
poco più di un sentimento o di un simbolo, mentre gli stessi
principî della morale divengono vaghi. Fu la politica
ecumenica e modernista del Vaticano II che portò alla
creazione della nuova Messa.
La nascita della nuova Messa
Poiché tutti quei concetti e
pratiche liturgiche rifiutate dai non cattolici e dalla
mentalità moderna abbondavano nella Messa romana, i
riformatori nella Chiesa del postconcilio decisero di
gettare a mare il vecchio rito e di crearne uno nuovo che
potesse rimpiazzarlo. Questo avrebbe dovuto soddisfare due
propositi:
w
Per soddisfare i protestanti, nel nuovo rito bisognava
eliminare, o almeno sminuire, la dottrina cattolica secondo
cui la Messa fosse un sacrificio propiziatorio
6, celebrata da un ministro
consacrato, in cui Cristo diviene presente sotto le Specie
del pane e del vino mediante la «transustanziazione».
w
Per soddisfare l'uomo moderno occorreva invece abolire o
stemperare parole forti come «inferno», «pena», «punizione
eterna», «miracolo», «anima» e «separazione dal mondo».
Il compito di formulare un
tale rito fu affidato ad una commissione chiamata
Consilium (Consilium ad exequendam Costitutionem de
Sacra liturgia). Tra gli osservatori non cattolici vi
erano sei pastori protestanti: Ronald Jasper,
Massey Shepherd, Raymond George, Friedrich
Kunneth, Eugene Brandt e Max Thurian in
rappresentanza degli anglicani, del Consiglio Ecumenico
delle Chiese, dei luterani e della comunità calvinista di
Taizé.
|
Il 10
maggio 1970, in occasione dell'udienza concessa ai
sei pastori protestanti che hanno collaborato
all'elaborazione del Novus Ordo Missæ, Paolo
VI, parlando del loro contributo ai lavori del
Consilium liturgico, ebbe a dire: «Vi siete
particolarmente sforzati di dare più spazio alla
Parola di Dio contenuta nella Sacra Scrittura; di
apportare un più grande valore teologico ai testi
liturgici, affinché la “lex orandi” (“la legge della
preghiera”) concordi meglio con la “lex credendi”
(“la legge della fede”)» (cfr. R.
Coomaraswamy,
Les problèmes de la nouvelle messe, Editions
L'Age d'Homme, Losanna 1995, pag. 36). Non si
capisce proprio come dei protestanti che negano la Presenza Reale di Nostro Signore Gesù
Cristo nell'Eucarestia, l'essenza sacrificale della
Messa, il sacerdozio ministeriale, la mediazione
universale di Maria SS.ma e dei Santi, e altre
verità di fede possano aver apportato «un più
grande valore teologico ai testi liturgici». |
Sul loro ruolo all'interno del
Consilium, il Vescovo
William Baum (creato Cardinale nel 1976 da Paolo VI) disse: «Essi non si trovavano lì solo
come osservatori, ma anche come consulenti che
parteciparono attivamente al rinnovamento liturgico. Non
avrebbe rappresentato molto se si fossero limitati ad
ascoltare; essi vi contribuirono pienamente». E
il risultato finale fu la promulgazione della nuova Messa
nell'aprile del 1969.
Un documento rivelatore
Nel 1969, l'Institutio
Generalis Missalis Romani introdusse per primo i testi
ufficiali della nuova Messa. Gli estensori ne presentarono i
principî dottrinali che erano alla base del rito che avevano
elaborato. Esso costituisce un documento rivelatore. Eccone
i punti salienti:
w
Definizione di Messa: l'Institutio Generalis
si riferisce alla Messa come alla «Cena del Signore»,
termine questo gradito ai protestanti, e la definisce come «sacra
assemblea o riunione del popolo di Dio volta alla
celebrazione del memoriale del Signore sotto la
presidenza del sacerdote». Lutero stesso avrebbe
potuto scrivere una definizione del genere! Don Luca
Brandolini (Vescovo dal 1987), che partecipò alla creazione del nuovo rito,
disse di questo passo: «Si parte dal concetto di
assemblea per dare una definizione alla Messa».
|
|
Card.
William Baum |
Mons. Luca Brandolini |
w
Il banchetto comunitario: l'Institutio
presenta la Messa anzitutto come un banchetto comunitario o
un memoriale, piuttosto che come un sacrificio.
w
La presenza di Cristo: l'Institutio non fà
alcuna menzione della Presenza Reale di Gesù Cristo
nell'Eucarestia e della Transustanziazione. Insegna invece
che Cristo è presente nell'assemblea, nella lettura delle
Sacre Scritture, nel sacerdote, e che l'Ultima Cena viene
così resa presente.
w
Il ruolo del celebrante: é l'assemblea che «offre» la
Messa e il sacerdote si limita a «presiederla» perché il suo
ruolo ora non è più quello del sacrificatore e mediatore, ma
quello di un semplice «presidente dell’assemblea».
w
La Consacrazione: ciò che nel vecchio rito veniva
definita «consacrazione», nella nuova Messa è ora chiamata
narratio institutionis («racconto dell'istituzione»).
Questo termine viene usato dai protestanti per significare
che l'Eucaristia, invece di essere un sacrificio, è un mero
richiamo al racconto dell'Ultima Cena. Ma quando il
sacerdote recita le parole della Consacrazione in modo
puramente narrativo, la sua intenzione viene considerata
insufficiente e la Messa è così invalida: Cristo non diviene
realmente presente e il sacrificio non ha luogo. Ma quando i
fedeli avvertirono l'allarme su come il nuovo rito
promuovesse idee così pericolose, i creatori della nuova
Messa cercarono di occultare le proprie intenzioni. Nel
1970, infatti, gli innovatori elaborarono una seconda
edizione dell'Institutio che aboliva la maggior parte
del linguaggio fatto oggetto di obiezioni e che includeva
invece termini tradizionali. Ma d'altra parte lasciarono
completamente invariato il nuovo rito che avevano creato
basandosi sui falsi principî enunciati nel 1969. Il nuovo
rito resta adesso l'unico usato nelle chiese del mondo.
Un rito ecumenico e modernista
Mettendo a confronto le
preghiere e le cerimonie della Messa romana con quelle del
nuovo rito, è facile constatare come i principî teorici
vengano messi in pratica e come la dottrina cattolica
tradizionale sia stata, per così dire, «depennata» per
ingraziarsi i protestanti e la mentalità moderna. Ecco
alcuni esempi:
w
Il comune rito penitenziale: la Messa romana comincia
con il sacerdote che recita delle preghiere di riparazione a
Dio chiamate «preghiere ai piedi dell'altare». La nuova
Messa comincia invece con un «rito penitenziale» che il
celebrante e i fedeli recitano in comune. E chi fu il primo
ad introdurre un rito penitenziale in comune? I protestanti
del XVI secolo che volevano promuovere l'insegnamento che il
sacerdote non differiva dai semplici fedeli.
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Ecco come viene presentata la Messa ai bambini... |
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L'offertorio: le preghiere dell'Offertorio
nella Messa romana contengono allusioni specifiche a molti
punti della dottrina cattolica: che la Messa è offerta in
riparazione dei peccati, che i Santi devono essere onorati,
ecc... I protestanti rifiutavano tali dottrine e abolirono
le preghiere dell'Offertorio. «Quell'abominio chiamato
"offertorio" - diceva Lutero - con tutto ciò che sa
di oblazione». Dopo essere stato abolito, nella nuova
Messa l'Offertorio è stato sostituito con una cerimonia
chiamata «presentazione dei doni». Le preghiere ritenute
offensive dai protestanti sono state dunque rimosse. Al loro
posto vi è adesso la vaga preghiera: «Benedetto sei Tu
Signore, Dio dell’universo. Dalla Tua bontà abbiamo
ricevuto...», tratta da un ringraziamento ebraico
recitato prima dei pasti.
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Le preghiere eucaristiche: la Messa romana ha
un'unica preghiera eucaristica, l'antico Canone romano. Il
Canone è sempre stato il bersaglio favorito delle polemiche
luterane e protestanti. Al posto di un unico canone, la
nuova Messa ha un numero diverso di preghiere eucaristiche
delle quali ne riporteremo qui soltanto una: la Preghiera
Eucaristica n° 1. La sequela dei Santi, tanto aborrita dai
protestanti, è ora resa facoltativa, e quindi raramente
usata. I traduttori ne hanno fatto diverse versioni: tra
l'altro, l'idea di offrire Cristo-Vittima nella Messa (una
nozione condannata da Lutero) è scomparsa. Tutte le
preghiere eucaristiche prevedono ora pratiche liturgiche
tipicamente protestanti: sono pronunciate ad alta voce
invece che in silenzio e seguono tutte un'impostazione
narrativa piuttosto che essere una vera e propria
Consacrazione. I vari segni di riverenza verso il Santissimo
Sacramento (genuflessioni, segni di Croce, campane, incenso,
ecc...) sono stati ridotti, resi facoltativi o eliminati.
w
La Comunione nelle mani: un protestante del XVI
secolo, Martin Butzer (1491-1551), condannò l'uso
della Chiesa di dare ai fedeli l'Ostia nella bocca come un
qualcosa che giustificava una doppia superstizione:
- il falso onore
tributato al Sacramento Sacramento;
- la deplorevole arroganza
dei sacerdoti chiamati sempre a maggior santità nel popolo
di Dio in virtù dell'olio della consacrazione.
L'uso protestante della
Comunione nella mano rappresenta quindi un rifiuto della
Presenza Reale di Cristo e dell'idea del
sacerdote-sacrificatore. D'altronde, l'introduzione di tale
pratica nella nuova Messa (un rito dove Gesù Cristo «è
presente nell'assemblea» e dove il sacerdote non fà
altro che presiederla) rappresenta ancora un ulteriore
allontanamento dalla dottrina bimillenaria della Chiesa. Ma
chi ha creato il nuovo rito ha fatto di meglio rispetto ai
protestanti: un laico non solo è ammesso a ricevere la
Comunione nelle mani, ma anche a distribuirla, magari anche
in pantaloncini o in minigonna (se si tratta di una laica).
L'uso della Comunione nella mano fà appello anche all'uomo
contemporaneo che ama sentirsi «autonomo» e «adulto» e non
soggetto a nessuno (concetti questi peraltro estranei al
patrimonio cattolico tradizionale).
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Martin Butzer |
Comunione in mano |
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Il culto dei Santi: le orazioni nella Messa romana di
frequente invocano il nome dei Santi e ne chiedono
l'intercessione. Il culto che la Chiesa riserva ai Santi è
sempre stata bollato dai protestanti come «superstizioso»
7. Il nuovo rito ha abolito la
maggior parte di queste invocazioni, oppure le ha rese
facoltative e, in più, ha riscritto in un'ottica protestante
tutte quelle preghiere recitate durante le ricorrenze: sono
state infatti tolte tutte quelle allusioni al «merito dei
Santi», al «trionfo della vera fede», alla «Chiesa cattolica
come unica vera Chiesa», al «peccato d'eresia» e alla
«conversione degli eretici».
w
Il culto delle anime purganti: come cattolici,
sappiamo che quando un nostro fratello ci lascia, si prega
per il riposo della sua anima. Questa dottrina si riflette
nelle «Preghiere per i defunti» della Messa romana:
«Possiate essere Voi, o Signore, misericordioso verso N.
N.». I protestanti rifiutano la dottrina per cui si
debba pregare per i defunti, e i modernisti rifiutano la
posizione tradizionale sull'anima e sul Purgatorio. Il nuovo
rito prevede 114 preghiere per i defunti: in tutte, tranne
che in due, la parola «anima» è stata eliminata. Una
semplice svista? Don Enrico Asworth, che collaborò
nel 1970 alla stesura del nuovo rito, ammise che tali
omissioni erano intenzionali!
w
La teologia «negativa»: la mentalità moderna è
inconciliabile con l'aspetto «severo» della religione
cattolica, e i teologi del postconcilio hanno fatto del loro
meglio per nasconderlo. Gli estensori del nuovo rito hanno
quindi sistematicamente rimosso dalle preghiere della nuova
Messa tutti quei concetti «negativi» come «inferno»,
«giudizio», «ira di Dio», «punizione eterna», «gravità del
peccato» e «malvagità del mondo». A tal proposito,
chiedetevi quando è stata l'ultima volta che avete sentito
parlare di queste cose durante una Messa moderna.
w
Le parole di Cristo: quando Gesù Cristo istituì
l'Eucarestia durante l'Ultima Cena, disse che il Suo Sangue
sarebbe stato «versato per voi e per molti in
remissione dei peccati». Questo è ciò che dicono
esattamente le parole della Consacrazione nel rito romano.
Nella versione ufficiale del nuovo rito, per la maggior
parte delle lingue occidentali (inglese, tedesco, italiano,
portoghese e spagnolo), il «molti» è scomparso ed è stato
rimpiazzato da un «per tutti». Una versione
delle parole della Consacrazione che non ha il minimo
riscontro nella storia della liturgia eucaristica della
cristianità. La giustificazione teorica data per una simile
traduzione, veniva fornita dagli scritti di un protestante
tedesco e modernista, Gioacchino Geremia. Il vero
punto della fraudolenta traduzione stava nel fatto di voler
dipingere il Salvatore come un capo ecumenico che vuol
salvare tutti gli uomini, senza preoccuparsi eccessivamente
della loro fede. Il cambiamento nelle parole di Cristo
suscita inoltre dei dubbi sulla validità della Consacrazione
del Calice e si aggiunge già a quello suscitato dalla
trasformazione della Consacrazione Eucaristica in una
versione narrativa dal sapore protestante.
w
Irriverenza sacrilega: oltre a promuovere una falsa
dottrina, la nuova Messa è anche sacrilega. Un sacrilegio è
qualcosa che offende il carattere di ciò che è sacro.
Considerate il fatto di come i riti della nuova Messa
offendano o sminuiscano il carattere sacro dell'Eucaristia.
Le stesse parole di Cristo per la Consacrazione del Suo
Preziosissimo Sangue sono state falsate. La Comunione nella
mano, dove si mette l'Ostia in mani non consacrate, è una
pratica ufficialmente approvata; gli uomini e le donne
laiche possono ora maneggiare le Sacre Particole; si può
usare anche un pane friabile con le briciole che cadono sul
pavimento; in maniera distratta i fedeli si portano la
Comunione alla bocca come se si trattasse di un biscotto;
quando l'Ostia cade nessuno provvede più a raccoglierla con
le dovute cautele; il sacerdote non provvede più a
purificarsi le dita dai frammenti nel Calice; un applauso
scrosciante vien fatto quando i fedeli dovrebbero essere in
raccoglimento per prepararsi a ricevere la Comunione; la
genuflessione dei fedeli è stata quasi dappertutto abolita;
si usano adesso come calici e pissidi delle coppe di vetro e
ceramica di aspetto comune e non consacrati; alla Comunione
ora ci vanno ormai tutti senza essersi prima confessati.
Dove si celebra il nuovo rito vi è un'atmosfera generale di
irriverenza che porta all'idea che non tutto sia poi così
importante e sacro. I fedeli conversano tranquillamente in
chiesa, prima o dopo la Messa. Il modo di parlare del
sacerdote è di proposito familiare e banale e il celebrante
si comporta spesso come un attore dilettante che deve
recitare la sua parte drammatica. I fedeli vestono
casualmente come se fossero andati a far compere e a
divertirsi, o in maniera immodesta con pellicce e abiti
scollati. La musica, che spesso è accompagnata con chitarre
e tamburelli, crea il più delle volte un'atmosfera mondana e
popolare. Le chiese sono state spogliate delle statue dei
Santi e degli arredi, e a guardarle non sembrano più «sacre»
della stazione dei treni. Tutto questo converge ad un'idea
soltanto: la Messa e la Presenza Reale di Cristo non sono
poi «cose importanti». Di conseguenza la nuova Messa degrada
ciò che esiste di più sacro sulla Terra: il rinnovamento
incruento del sacrificio della Croce, e insulta direttamente
il Corpo, il Sangue, l'Anima e la Divinità del Nostro
Redentore. La nuova Messa è gravissimamente blasfema e il
fatto stesso che tanti cattolici di buona volontà siano
stati costretti ad accettarla fà parte di quel sottile piano
diabolico sotto la falsa bandiera dell'obbedienza.
La perdita della fede
La liturgia, di per sé, come
già abbiamo detto, influenza la fede di coloro che vi
partecipano. Quindi, i frutti della nuova Messa non
dovrebbero costituire per noi una sorpresa. I cattolici
hanno smesso di credere al dogma principale della Messa, che
cioè il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue di
Cristo con la Transustanziazione. In un sondaggio condotto
dal New York Times, nell'aprile del 1994, fu chiesto
ai cattolici americani se il pane e il vino nella Messa
fossero:
- «cambiati nel Corpo e nel
Sangue di Gesù Cristo» (secondo la dottrina
tradizionale);
- «ricordi simbolici di
Cristo» (secondo il credo protestante).
Ebbene, il 70% degli
intervistati, nella fascia di età tra i diciotto e i
quarantaquattro anni, rispose che il pane e il vino nella
Messa erano solamente «ricordi simbolici». Anche
nella fascia di età tra i quarantacinque e i sessantaquattro
anni, il 58% rispose in tal modo, e solo il 38% ribadì la
dottrina tradizionale. Negli intervistati di età superiore
ai sessantacinque anni, solo un sofferto 51% optò per
l'insegnamento tradizionale, mentre il 45% rispose nella
maniera succitata. Nel passato, i martiri cattolici
avrebbero scelto di morire piuttosto che affermare che la
Presenza Reale di Cristo non era altro che simbolica!
Adesso, invece, la posizione cattolica sull'Eucarestia in
linea di massima non si distingue più da quella luterana,
presbiteriana o metodista. La causa principale di questo
«crollo» è da ricercarsi nella nuova Messa, la quale ha
propagato i suoi errori dottrinali e le sue pratiche
sacrileghe per decenni. É riuscita a trasmettere il
messaggio del nuovo rito... e ha fatto perdere la fede.
Cosa fare allora?
Risulta quindi facile capire
perché alcuni cattolici, con esplicita rinuncia, hanno
deciso di non frequentare il nuovo rito e di andare solo
alla Messa romana. Questa Messa è fedele alla dottrina che
la Chiesa cattolica ha sempre ribadito e proclamato; al
contrario, la Messa moderna annacqua e cancella la dottrina
a vantaggio degli eretici. La Messa romana offre a
Santissimo Sacramento un trattamento di grandissima
riverenza, mentre il rito moderno gli riserva quello di un
banalissimo pezzo di pane! Il rito romano affonda le proprie
radici nella tradizione degli Apostoli; al contrario del
nuovo, che è filo-protestante, modernista e corruttore della
fede. L'atteggiamento che i cattolici dovrebbero avere verso
la nuova Messa, potrebbe essere riassunto da queste tre
parole: «Stiamone alla larga»! Se queste parole
possono suscitare sorpresa e indignazione, si consideri
questo: il fine principale della Messa è quello di onorare e
servire Dio; e un rito che corrompe la dottrina della
Chiesa, spaccia eresie come verità di fede, falsa le parole
stesse del Signore, si mostra blasfemo contro il Suo Corpo
ed è in combutta con i protestanti e con i modernisti, non
di certo serve ad onorare Dio. Può al massimo disonorarlo.
Nessun cattolico, ovviamente, vuol dispiacere al Signore;
per questa ragione tutti i cattolici che rifiutano gli
errori del nuovo rito e del Vaticano II non vanno a Messa
tutte le domeniche, se non c'è il rito romano al quale
possano assistere. Piuttosto che prendere parte ad un rito
che possa offendere Dio, i cattolici (come gli inglesi del XVI secolo quando i protestanti introdussero le loro riforme
liturgiche) cercano di assistere alla Messa romana e, non
potendo assistervi, restano a casa loro, leggendo i
messalini e unendosi spiritualmente alle Messe di vecchio
rito celebrate nel mondo.
La Messa con l'indulto (o
con il Motu Proprio)
I cattolici che rifiutano gli
errori del Vaticano II e la nuova Messa, hanno tenuto in
vita il rito antico dal 1969. Ma in alcune città, a partire
dal 1984, certi Vescovi hanno cercato di guadagnarsi le
simpatie dei «tradizionalisti» (cercando di ricondurli alla
religione conciliare 8)
permettendo che nella loro diocesi si potesse celebrare
saltuariamente (o regolarmente) il vecchio rito «in maniera
ufficiale»: queste Messe vengono comunemente chiamate «Messe
con l'indulto». Grazie all'indulto, molti cattolici hanno
così potuto riassistere al vecchio rito o vederlo per la
prima volta. Questo è senza dubbio un grande passo avanti.
Ma ci sono comunque dei seri problemi con la Messa con
l'indulto. Le Ostie tolte dal Tabernacolo, consacrate prima
in maniera dubbia e sacrilega con il nuovo rito, potrebbero
essere distribuite durante la Comunione; il celebrante (o il
Vescovo da cui ha ricevuto la nomina sacerdotale) potrebbe
essere stato ordinato con i nuovi riti conciliari la cui
validità è fortemente dubbia; le Ostie consacrate e riposte
nel Tabernacolo nel vecchio rito, potrebbero poi esser dopo
distribuite nelle mani dei fedeli durante la nuova Messa!
Si
potrebbero citare tantissimi altri problemi analoghi. In
ultima analisi, d'altronde, la Messa con l'indulto è solo un
trucco per neutralizzare la protesta contro la nuova Messa e
il Vaticano II. La nuova Messa, come abbiamo visto, trasuda
errori dottrinali ed è sacrilega. Ma i preti e i fedeli che
promuovono tali Messe con l'indulto, per ottenere
l'approvazione dal loro Vescovo, devono impegnarsi a tacere
sui mali del nuovo rito e del Concilio. Questo risulta molto
più evidente da alcune «direttive» del Vaticano, che
permettono il rito tradizionale sotto certe precise
condizioni.
Queste direttive obbligano il sacerdote che celebra queste
funzioni, ad aderire alle riforme del Vaticano II, così come
a promuovere «il loro adeguamento ai valori liturgici,
disciplinari e dottrinali indicati dal Concilio». La Messa
viene così degradata ad un mero esercizio di nostalgia, di
estetica, di antiquariato, di preferenza e di dolce
sentimentalismo. D'altronde, con la Messa dei bambini, delle
ragazze all'altare e della Comunione nella mano, il grande
banchetto conciliare può così offrire una scelta in più tra
tante pietanze considerate buone e dove tutto è una
questione di gusto personale. I cattolici che vanno alla
Messa con l'indulto possono così anche sedersi a destra (la
sezione della «Chiesa Alta») nel grande parlamento ecumenico
del Vaticano II.
Ricordati di santificare le feste
Talvolta i preti modernisti dicono che andare alla Messa
«tradizionalista» in una chiesa non riconosciuta dalla
diocesi, non costituisce adempimento del precetto festivo o,
peggio ancora, rappresenta un peccato. In queste parole
sembra implicita l'idea che si sia obbligati a seguire il
nuovo rito! Questo non è assolutamente vero. Il nostro primo
obbligo è quello di onorare Dio e di salvare la nostra anima
e nessuno può legittimamente obbligarci a seguire un rito
che disonora il Signore e nello stesso tempo pregiudica la
nostra salvezza falsando la fede cattolica. Per quanto
riguarda il peccato, chi ha frequentato anche solamente per
un po' la Messa nuova sa bene quale alto concetto di peccato
abbiano ancora i preti moderni! Comunque, se andare alla
Messa «tradizionalista» è un peccato, questo è l'unico forse
ancora rimasto nel postconcilio! Ironicamente, è proprio il
nuovo Codice di Diritto Canonico a contraddire le loro
esternazioni sul precetto festivo. Il Codice del 1983
stabilisce infatti che il precetto festivo «viene adempiuto
dall’assistenza alla Messa celebrata in qualsiasi luogo
secondo il rito cattolico» (can. § 1248.1), e la Messa che la
Chiesa ha sempre celebrato per secoli non ha certo nessuna
difficoltà ad essere qualificata come cattolica. La nostra
situazione è come quella dei cattolici inglesi del XVI secolo quando i sacerdoti e i Vescovi adottarono il nuovo
credo riformato e cercavano di imporre un rito nuovo ai
fedeli. I cattolici ignorarono i precetti e le leggi dei
novatori, che comandavano di adempiere al precetto festivo
con la Messa eretica, e cercarono invece di trovare dei
sacerdoti che potessero provvedere così a celebrare la vera
Messa risonante di dottrina cattolica. E così pure ai nostri
giorni. Le chiese e le cattedrali si trovano occupate da un
clero che promuove una falsa dottrina e una forma eretica
di culto. Come i cattolici del XVI secolo, anche noi non
abbiamo nessun obbligo di seguire i dettami di un clero che
ha pubblicamente apostatato dalla fede. E ancora, come
siamo obbligati a seguire la vera dottrina e il culto
cattolico, così dobbiamo ricercare quei preti fedeli che
possano provvedere alla salvezza dell'anima.
Un invito
Dopo il Concilio Vaticano II, i cattolici sparsi nel mondo
hanno serrato i ranghi per salvare la Messa e i Sacramenti.
Da qualche parte sono riusciti anche ad allestire delle
splendide chiese per dare degna dimora al Signore; da
qualche altra parte, invece, il Santo Sacrificio della Messa
viene offerto in camere prese in affitto, proprio come la
prima Messa (l'Ultima Cena) che si celebrò in una stanza
affittata. Ad ogni modo, ciò che importa è la Messa, «grazie
alla quale il Sole può sorgere e tramontare», come diceva
San Leonardo da Porto Maurizio (1676-1751). Se quello che
abbiamo detto fin qui vi ha instillato nell'anima il
lodevole desiderio di venire alla Messa romana, vi invitiamo
ad unirvi a noi alla prossima celebrazione. Questo libretto
ha voluto essere solo una breve esposizione delle ragioni di
quei cattolici rimasti «saldi e forti nella fede che avete
appreso» (2 Ts 2, 14). Vi invitiamo comunque ad approfondire
le nostre posizioni con la lettura e con lo studio. Esistono
diversi libri e riviste che offrono una spiegazione e una
difesa delle nostre ragioni. Infine, vi invitiamo alla
preghiera e a ricercare l'intercessione della Madonna e dei
Santi perché vi facciano ottenere la grazia di perseverare
nell'unica vera fede, fino alla morte.
Letture raccomandate
w
Don A. Cekada,
Non si prega più come prima, Centro Librario Sodalitium, Verrua Savoia.
w
Cardinali A. Bacci e A. Ottaviani,
Breve esame critico del Novus Ordo Missæ, Centro
Librario Sodalitium, Verrua Savoia.