Il
Gran Maestro Raffi: «Con Papa Francesco nulla
sarà più come prima. Chiara la scelta di
fraternità per una Chiesa del dialogo, non
contaminata dalle logiche e dalle tentazioni del
potere temporale».
«Uomo dei poveri e lontano dalla Curia. Fraternità e
voglia di dialogo le sue prime parole concrete:
forse nella Chiesa nulla sarà più come prima. Il
nostro auspicio è che il pontificato di Francesco,
il Papa che "viene dalla fine del mondo" possa
segnare il ritorno della Chiesa-Parola rispetto alla
Chiesa-istituzione, promuovendo un confronto aperto
con il mondo contemporaneo, con credenti e non,
secondo la primavera del Vaticano II».
Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente
d'Italia, commenta così l'inizio del pontificato di
Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio.
«Il
gesuita che è vicino agli ultimi della storia -
prosegue Raffi - ha la grande occasione per
mostrare al mondo il volto di una Chiesa che deve
recuperare l'annuncio di una nuova umanità, non il
peso di un'istituzione che si arrocca a difesa dei
propri privilegi. Bergoglio conosce la vita reale e
ricorderà la lezione di uno dei suoi teologi di
riferimento, Romano Guardini, per il quale non si
può staccare la verità dall'amore».
«La
semplice croce che ha indossato sulla veste bianca
-conclude il Gran Maestro di Palazzo Giustiniani -
lascia sperare che una Chiesa del popolo ritrovi
la capacità di dialogare con tutti gli uomini di
buona volontà e con la Massoneria che, come insegna
l'esperienza dell'America Latina, lavora per il bene
e il progresso dell'umanità, avendo come riferimenti
Bolivar, Allende e José Martí, solo per citarne
alcuni. É questa la "fumata bianca" che aspettiamo
dalla Chiesa del nostro tempo». |