di
Mons. Donald J.
Sanborn 1
Premessa
Bergoglio sta facendo e
dicendo così tante cose non-cattoliche che i conservatori
del Novus Ordo, e tutti quelli che lo considerano un
vero Papa, stanno praticamente diventando matti per trovare
una soluzione che permetta loro di ritenerlo in qualche modo
ancora il «papa». É assai difficile, semmai fosse
necessario, trovare un argomento contro l'abbandono di
Bergoglio del cattolicesimo romano. I bergogliani, perciò,
si trovano costretti a cercare rifugio in un principio che
li protegga dagli attacchi del sedevacantisti. Tale
principio è il mentevacantismo. Si tratta di una
parola coniata da don Anthony Cekada in risposta
all'affermazione di Mons. Richard Williamson,
scritta alcuni anni fa, ma spesso ripetuta, secondo cui i
«papi» del Novus Ordo sarebbero incapaci del peccato
di eresia per la ragione che non possono pensare in maniera
corretta. Infatti, Mons. Williamson ritiene che giacché i
«papi» del Vaticano II sono soggettivisti, e non
possono concepire di una verità fissa e immutabile,
sarebbero incapaci del peccato di eresia. La parola «mentevacantismo»
significa «inclinazione mentale al vuoto», ed è
evidentemente un gioco di parole che ha a che fare con il
termine «sedevacantismo».
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Don
Anthony Cekada |
Mons. R. Williamson |
Ma è vero che i «papi» del
Novus Ordo sono incapaci di eresia? Assolutamente no. Il
mentevacantismo comporta necessariamente una prospettiva
naturalistica della virtù di fede. La virtù
soprannaturale della fede viene definita come quella virtù
mediante la quale l'intelletto, informato riguardo alla
Rivelazione, dà il proprio libero assenso alla verità
rivelata da Dio e proposta dalla Chiesa a causa
dell'autorità di Dio. L'atto di fede, in contrapposizione
alla virtù, viene definito come un atto dell'intelletto
mediante il quale, per via di volontà, mossa dalla grazia,
noi crediamo fermamente le verità rivelate da Dio e proposte
dalla Chiesa a causa dell'autorità di Dio che si rivela.
Queste definizioni richiedono un chiarimento. Prima di
tutto, una virtù è un'abitudine che ci inclina a fare
qualcosa di buono.
In questo modo, un pianista ha
l'abitudine di suonare il pianoforte che lo inclina a
suonarlo bene. D'altra parte, un atto è operare in
concordanza con l'abitudine. É quindi probabile che il
pianista suoni molto bene un pezzo di Mozart. La stessa
distinzione può essere fatta a riguardo della virtù e
dell'atto di fede. La virtù soprannaturale della fede è
un'abitudine che viene infusa da Dio nelle nostre anime al
momento del Battesimo, per mezzo della quale siamo inclinati
a compiere atti di assenso alle verità rivelate da Dio e
proposte dalla Chiesa cattolica. Noi assentiamo a causa
dell'autorità di Dio che si rivela, e non perché noi siamo
convinti dall'evidenza di queste verità. In altre parole,
le verità della nostra fede non sono semplici convinzioni
che possiamo avere, come le idee politiche.
La virtù
soprannaturale di fede viene infusa nell'anima
direttamente
da Dio durante il santo Battesimo.
L'atto di fede è l'operato di
questa virtù che produce l'atto di assenso quando siamo in
presenza intellettuale di qualche verità soprannaturalmente
rivelata, quando ci stiamo pensando, quando la sentiamo in
un'omelia, o la leggiamo in un libro. Notate che la
definizione include un elemento molto importante e veramente
essenziale, ossia che la volontà è mossa da Dio attraverso
la grazia. Mediante la grazia attuale l'intelletto è mosso
ad assentire a queste verità.
Anche la proposizione della
Chiesa è necessaria, altrimenti sarebbe impossibile
distinguere ciò che dev'essere creduto da ciò che non deve
esserlo. Uno dei ruoli essenziali della Chiesa è di proporre
infallibilmente le verità che sono contenute nella
Rivelazione divina. I protestanti negano questa autorità
della Chiesa, e non siamo affatto sorpresi nel vedere la
loro religione si è trasformata in un caos dogmatico,
proprio perché nessuno sa ciò che Dio ha realmente rivelato
e ciò che non ha rivelato. Comprendiamo perciò che l'atto di
fede procede da una virtù soprannaturale, infusa da Dio, e
che l'atto stesso è il risultato di un movimento divino.
L'oggetto della fede
La domanda successiva è la
seguente: qual'è l'oggetto della fede? A cosa diamo il
nostro assenso? La risposta è che l'oggetto della fede sono
i dogmi della Chiesa cattolica. Esse sono verità rivelate da
Dio e proposte dalla Chiesa come rivelate da Dio. Perciò,
tali verità soddisfano gli standard della virtù della
fede, e l'intelletto, sotto l'influenza della grazia di Dio,
dà loro il suo assenso.
Il motivo della fede
Cosa porta la nostra mente ad
assentire, specialmente a quei misteri che non capiamo
pienamente e che sono al di sopra della nostra ragione? La
risposta è che l'autorità di Dio che si rivela è quella che
porta l'intelletto ad assentire, e non un po' di evidenza
razionale che è il motivo delle nostre naturali convinzioni.
In altre parole, crediamo che i dogmi siano veri perché Dio
li ha rivelati, e Dio non può né ingannarsi né ingannarci.
«Mio Dio,
credo fermamente tutto quello che Voi avete rivelato
e la Santa
Chiesa ci propone a credere...» (dall'Atto di fede).
Verità immutabile
Poiché Dio non cambia mai, né
può cambiare, ne consegue che i dogmi della Chiesa cattolica
sono verità immutabili, ossia incapaci di essere cambiate.
Noi assentiamo ad esse come a verità immutabili, ossia con
la piena conoscenza della loro immutabilità. Questa
inabilità ad essere cambiate è una qualità necessaria di
queste verità divine, e di conseguenza una qualità
necessaria del nostro assenso ad esse. In altre parole, noi
assentiamo a verità necessariamente immutabili. Se falliamo
a questo riguardo, non abbiamo la fede soprannaturale.
Per analogia, un matrimonio è per sua natura indissolubile.
Se le parti che si sposano non acconsentono ad un matrimonio
indissolubile, non c'è nessun matrimonio.
Il realtà, il
mentevacantismo è un argomento a favore del sedevacantismo
Il mentevacantisto afferma che
i «papi» del Novus Ordo non possono nemmeno concepire
una verità immutabile. Perciò, essi non possono essere
eretici. Rispondo che se è vero che non possono concepire
una verità immutabile, ne consegue che questa è una prova
positiva che non hanno la virtù soprannaturale della fede, e
che perciò sono eretici, o i peggiori atei (sono sempre più
portato a pensare che Bergoglio sia un ateo marxista).
Sopra: il 9
luglio 2015, il presidente della Bolivia Evo Morales
ha donato a
Francesco un crocifisso su falce e martello.
La virtù soprannaturale di
fede non dipende e non è condizionata dai nostri naturali
errori intellettuali. Non è necessario che siamo qualificati
conoscitori della filosofia tomistica o della teologia per
avere la fede cattolica. Le persone semplici e analfabete
possono averla, e spesso l'hanno, anche se nell'ordine
naturale sono disorientati, confusi e in errore su molte
cose. Infatti, tutto lo scopo della virtù soprannaturale
infusa è di liberare la mente dal suo errore, e dargli un
motivo di assenso che è essenzialmente diverso dai naturali
motivi di assenso. La virtù soprannaturale salva perciò
l'intelletto dai suoi problemi di errore e dall'ignoranza, e
lo eleva per poter assentire, sotto l'influenza della
grazia, a verità soprannaturali e immutabili.
Di conseguenza, la mente che
non è capace di eresia è la mente che non è capace di fede,
poiché l'eresia viene immediatamente percepita come
l'opposto dell'oggetto della fede. Se crediamo per fede che
Cristo è Dio, sappiamo che la proposizione «Cristo non è
Dio» non solo è falsa, ma anche contraria alla fede. La
persona che non comprende la nozione di eresia rivela a
tutti che gli manca la virtù di fede, poiché la fede è
necessariamente indipendente dalle sue strane idee.
Immaginate, ad esempio, un ingegnere civile che non riesce a
concepire una legge fisica fissa, come la legge di gravità o
quella della forza centrifuga. Quando il ponte cadrà e delle
persone rimarranno uccise, forse che verrà ritenuto esente
da responsabilità perché non può concepire leggi fisiche
fisse? Sarebbe una buona linea difensiva davanti alla corte?
Chiunque sia dotato di comune buon senso comune direbbe:
«Se non può concepire leggi fisiche fisse non dovrebbe fare
l'ingegnere».
Demenza
Quando un monarca ha perso il
lume della ragione tanto da non poter più governare o è
troppo giovane per poter regnare, viene nominato un
reggente, ossia qualcuno che non è il vero monarca, ma che
ha il potere del monarca per reggere il paese. Quando re
Giorgio III d'Inghilterra (1738-1820) divenne troppo pazzo
per poter regnare, venne sostituito fino alla morte da un
reggente. Similmente, un papa demente non sarebbe capace di
regnare.
La ragione è che egli sarebbe
incapace di guidare la Chiesa verso il suo fine primario.
Nella sua pazzia, egli potrebbe definire che ci sono quattro
o cinque persone nel Trinità. L'inabilità di conoscere una
verità immutabile, nel caso di un papa, è analoga alla
demenza fisica. Per poter insegnare la fede a tutta la
Chiesa egli deve prima poter concepire nella sua mente le
verità di fede che, come ho detto, sono necessariamente
immutabili. Se egli è incapace di concepire tali verità, è
incapace di guidare la Chiesa al suo fine essenziale e
primario che è insegnare infallibilmente la Rivelazione di
Dio al mondo intero.
Sarebbe come chiedere ad un
uomo cieco di far volare un aeroplano. Ne sarebbe
radicalmente incapace. E cosa fareste se stando a bordo di
un aereo di linea vi venisse annunciato che il pilota è
cieco? Tutti quelli dotati di buon senso imboccherebbero la
porta per uscire dal velivolo il più velocemente possibile.
Tuttavia, i bergogliani di ogni risma rimarrebbero
sull'aereo e direbbero: «Cieco o no, è il pilota
designato, e dobbiamo rimanere con lui».
«Lasciateli! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un
cieco guida
un altro
cieco, tutti e due cadranno in un fosso»! (Mt 15, 14).
Il
mentevacantismo è assurdo anche dal punto di vista naturale
Anche parlando solo da un
punto di vista naturale, ovvero separatamente dalla fede
soprannaturale, è impossibile che la mente sia incapace di
concepire una verità fissa. Ciò accade in quanto la mente è
necessariamente dominata da quelli che noi chiamiamo i
principî primi di ragione che sono implicitamente
affermati in tutto ciò che conosciamo. Il più fondamentale
di questi principî è noto come il principio di non-contraddizione,
per mezzo del quale la mente è costretta, dalle diverse
leggi dell'essere stesso, a negare l'opposto di ciò che sa
essere vero. Ad esempio, se dico che tutti gli uomini sono
razionali, necessariamente devo negare la frase che afferma
che qualche uomo non è razionale. Similmente se dico che
nessuna verità è fissa, necessariamente devo negare
l'affermazione secondo cui qualche verità è fissa. E così il
negatore di verità fisse anche se scoprirà che ci sono
verità fisse, nondimeno egli affermerà come una verità fissa
che nessuna verità è fissa.
Sopra: la
virtù di fede.