di
Arnaud de
Lassus 1
Tutti
i giorni siamo bombardati da false notizie diffuse
dai mass media riguardanti il presente e il passato storico
o la situazione politica nazionale e internazionale.
Ma chi si sarebbe mai aspettato che una tecnica così
subdola sarebbe stata utilizzata anche dalle
gerarchie ecclesiastiche? E d'altronde, come pensare
diversamente quando da decenni ci si ostina a
difendere la pretesa bontà di qualcosa (il Concilio)
i cui frutti a dir poco disastrosi sono sotto gli
occhi di tutti? L'alternativa a questa prospettiva
sarebbe costituita da un ottimismo insensato o da
un'ingenuità che poco si addicono a personaggi di
questo livello. Senza entrare nel merito del
giudizio di queste persone (che spetta solo a Dio
che conosce cosa c'è nel cuore di ogni uomo), i
sacerdoti e i fedeli hanno il preciso dovere di
difendersi da questa opera di disinformazione (anche
quando proviene
dai
nostri pastori) riappropriandosi della realtà e
dicendo le cose come stanno per amore di verità, senza lasciarsi
spaventare da minacce o dal possibile isolamento.
Mala tempora currunt... sed peiora parantur!
(«Stiamo vivendo tempi non buoni, ma si preparano
tempi peggiori»!).
|
Premessa
La disinformazione è un
processo di condizionamento degli spiriti praticato mediante la
diffusione massiccia di notizie false o deformate. In
questa sede ci limiteremo solo alla disinformazione operata in
seno alla Chiesa cattolica. Per convincersi che una tale
disinformazione esista, che abbia preso una grande
estensione a partire dal 1960, e che costituisca una delle
cause della crisi nella Chiesa, è sufficiente esaminare come
sono state effettuate negli ultimi quarant'anni:
Caratteristiche particolari
Come la disinformazione
politica, la disinformazione religiosa operata in seno alla
Chiesa ha fatto e fà ricorso ai mass media (si pensi al
ruolo di un quotidiano come Avvenire), ma in modo
meno esclusivo. Essa si sviluppa in un ambiente fortemente
gerarchicizzato; da qui le seguenti condizioni particolari:
In quest'ultimo caso, è
difficile combatterla senza apparire come disubbidenti,
senza sembrare qualcuno che rimette in causa il principio di
autorità. Tratteremo due esempi di disinformazione religiosa
riguardanti:
-
Il Concilio Vaticano II;
-
La religione ebraica.
I
IL CONCILIO VATICANO
II
Come in ogni analisi di caso
di disinformazione, bisogna passare in rassegna
successivamente:
-
I fatti come sono
presentati al grande pubblico;
-
I fatti nel loro
reale svolgimento;
-
I procedimenti che
permettono di passare dai primi ai secondi.
Presentazione del Concilio
Dalla sua chiusura nel 1965,
il Concilio Vaticano II è stato presentato ai fedeli:
-
Come una fonte di
rinnovamento per la Chiesa;
-
Come contenente un
insegnamento che prolunga e perfeziona la dottrina
tradizionale, in continuità con essa;
-
Come un dono di Dio, un
dono dello Spirito Santo.
Queste caratteristiche sono
state affermate con forza e sono state instancabilmente
ricordate in innumerevoli testi. Basti citare alcuni
estratti del Messaggio al popolo di Dio e del
Rapporto finale del Sinodo straordinario per il XX Anniversario del Concilio Vaticano II 2:
«Noi tutti,
Vescovi dei riti orientali e di rito latino,
abbiamo condiviso unanimemente, in azione di grazia, la
convinzione che il Concilio Vaticano II è un dono di Dio
alla Chiesa e al mondo. In piena adesione al Concilio,
noi scorgiamo in esso una fonte offerta dallo Spirito Santo
alla Chiesa per oggi e per domani [...]. Il coraggio
e il discernimento, che oggi esige l'evangelizzazione del
mondo, possono attingere dal Concilio Vaticano II la loro
luce e il loro dinamismo [...]. Tuttavia, poiché
porta nel cuore l'amore di Cristo morto e risuscitato, il
messaggio del Vaticano II presenta per questo tempo, con
nuovo vigore, la speranza del Vangelo
[...]. Alla fine di questa riunione, il Sinodo ringrazia,
dall'intimo del cuore, Dio Padre per mezzo del suo Figlio,
nello Spirito Santo, per la grande grazia di questo
secolo che è stato il Concilio Vaticano II»
3. Tra i testi più recenti, citiamo
questo passo della Lettera Apostolica Tertio millennio
adveniente di
Giovanni Paolo II
(del 10 novembre 1994, § 17-18-19): «Ma in modo tutto
particolare ci volgiamo con sguardo di fede a questo nostro
secolo, cercandovi ciò che rende testimonianza non solo alla
storia dell'uomo, ma anche all'intervento divino nelle umane
vicende. In questa prospettiva si può affermare che il
Concilio Vaticano II costituisce un evento provvidenziale,
attraverso il quale la Chiesa ha avviato la preparazione
prossima al Giubileo del secondo Millennio». Parlando del
«profondo rinnovamento» suscitato dal Concilio,
Giovanni Paolo II precisa: «In nessun altro Concilio si è
parlato con altrettanta chiarezza dell'unità dei cristiani,
del dialogo con le religioni non cristiane, del significato
specifico dell'Antica Alleanza e di Israele, della dignità
della coscienza personale, del principio della libertà
religiosa, delle diverse tradizioni culturali all'interno
delle quali la Chiesa svolge il proprio mandato missionario,
dei mezzi di comunicazione sociale. Un'enorme ricchezza di
contenuti e un nuovo tono, prima sconosciuto,
nella presentazione conciliare di questi contenuti,
costituiscono quasi un annuncio di tempi nuovi».
Realtà del Concilio
Riprenderemo ora le
caratteristiche appena esposte (fonte di rinnovamento, continuità dottrinale
e dono dello
Spirito Santo).
-
Il Concilio Vaticano II, fonte di rinnovamento
o causa di regressione?
Per rispondere, bisogna esaminare la situazione della
Chiesa
dopo il Concilio Vaticano II e le relazioni di causa ed effetto che potrebbero
esistere tra l'una e l'altro.
-
Situazione della Chiesa
Nel suo libro Rapporto
sulla fede 4, il Cardinale
Joseph Ratzinger (oggi «papa emerito») mette in evidenza i seguenti punti
della situazione post-conciliare:
-
Una certa perdita del
senso della Chiesa (pagg. 51, 52, 54);
-
Una crisi di fiducia nel
dogma (pagg. 81-83);
-
Una crisi di fiducia nella
Sacra Scrittura (pag. 86);
-
Un «ritorno in forza
dell'eresia ariana» (pagg. 88-89);
-
Un'«incapacità di
comprendere e di presentare il peccato originale»
(pag. 91);
-
L'abbandono del
Decalogo
(pagg. 102-103);
-
La crisi degli ordini
religiosi, il calo massiccio dei loro effettivi a causa
delle defezioni, dei decessi e della mancanza di
vocazioni (pagg. 117-118).
|
|
Rapporto
sulla fede |
Vittorio
Messori |
Una diagnosi globale
sull'epoca post-conciliare viene fornita alle pagine 27-28
del suddetto libro: «Da parecchio tempo, il giudizio di Ratzinger
su questo periodo è netto: "È incontestabile che gli
ultimi vent'anni sono stati decisamente sfavorevoli
per la Chiesa cattolica. I risultati che hanno seguito
il Concilio sembrano crudelmente opposti alle attese di
tutti, a cominciare da quelle di papa Giovanni XXIII e poi
di Paolo VI. I cristiani sono di nuovo minoranza, più di
quanto lo siano mai stati dalla fine dell'antichità
[...]. I Papi e i Padri conciliari si aspettavano una
nuova unità cattolica e si è invece andati incontro a un
dissenso che - per usare le parole di Paolo VI - è sembrato
passare dall'autocritica all'autodistruzione. Ci si
aspettava un nuovo entusiasmo e si è invece finiti troppo
spesso nella noia e nello scoraggiamento. Ci si aspettava un
balzo in avanti e ci si è invece trovati di fronte a un
processo progressivo di decadenza che si è venuto
sviluppando in larga misura sotto il segno di un richiamo ad
un presunto "spirito del Concilio" e in tal modo lo ha
screditato». Su due dei principali aspetti della crisi
post-conciliare, il Cardinale Charles Journet
(1891-1975) ha portato un giudizio altrettanto severo come quello
del Cardinale Ratzinger: «La liturgia e la catechesi
sono le due mascelle della tenaglia con cui si strappa la
fede» 5.
- Il
Concilio Vaticano II, così com'è stato
applicato, non è stato una fonte di rinnovamento
«Bisogna dunque riconoscere
che il Vaticano II sin da subito non prese la piega che
Giovanni XXIII prevedeva [...]. E bisogna anche
riconoscere che - almeno sinora - non è stata esaudita la
preghiera di Papa Giovanni perché il Concilio significasse
per la Chiesa un nuovo balzo in avanti, una vita e un'unità
rinnovate» 6.
-
Responsabilità del Concilio Vaticano II nella situazione
attuale
È evidente che la situazione
post-conciliare non è imputabile al solo Concilio Vaticano
II, e che altre cause di decadenza ben più antiche ( in
particolare, la sopravvivenza del modernismo) hanno
giocato un ruolo capitale. «Non bisogna lasciarsi
prendere da un falso ragionamento: "Post concilium, ergo
propter concilium" ("Dopo il Concilio, e dunque a causa del
Concilio")», spiega il
Cardinale Godfried Danneels
7. Ma il Concilio Vaticano II ha
potuto esercitare un'influenza considerevole poiché, dopo il
1965, ha sostenuto il ruolo di guida quasi universalmente
accettata: «I documenti conciliari sono stati la "Magna
Charta" della vita della Chiesa nel corso di questi vent'anni»
8. «La stragrande maggioranza dei
fedeli ha accettato il Concilio in modo positivo»
9. Il Concilio Vaticano II ha dunque
avuto necessariamente una parte (e una gran parte) di
responsabilità nella catastrofe post-conciliare
10. Che ci sia stata distruzione, è
ciò che hanno riconosciuto due personalità così diverse come
Mons. Marcel Lefebvre (1905-1991) e Padre
Joseph Gélineau s.j. (1920-2008):
-
Mons. Marcel Lefebvre:
«È impossibile pretendere che solamente le applicazioni
post-conciliari siano cattive. Le ribellioni del clero, le
contestazioni dell'autorità pontificia, tutte le stravaganze
della liturgia e della nuova teologia, la desertificazione
delle chiese non avrebbero dunque nulla a che vedere, com'è
stato affermato anche di recente, col Concilio? Su andiamo!
Ne sono i frutti» 11.
-
Padre Joseph Gélineau
s.j.: «La riforma decisa dal secondo Concilio del
Vaticano ha dato il segnale del disgelo [...].
Alcuni pezzi interi crollano [...]. Che non si
ci inganni: tradurre non è dire la stessa cosa con
altre parole. É cambiare la forma. Ora, la
liturgia non è solamente un'informazione o un insegnamento
di cui importano solo i contenuti. Essa è un'azione
simbolica mediante le "forme" significative. Se le forme
cambiano, il rito cambia. Se un elemento è
cambiato, la totalità significata è modificata
[...]. Bisogna dirlo senza mezzi termini: il rito
romano come l'abbiamo conosciuto non esiste più.
È stato distrutto» 12.
|
|
|
Cardinal
Journet |
Cardinal
Danneels |
Padre Gélineau |
-
Una dottrina che su certi punti si allontana dalla dottrina
tradizionale
Non affronteremo in questa
sede, nelle sue caratteristiche proprie, la questione della
libertà religiosa 13 e ci limiteremo ad un
giudizio più generale del Cardinale Ratzinger su tre testi
conciliari: la costituzione sulla Chiesa e il mondo
contemporaneo Gaudium e Spes, la
dichiarazione sulla libertà religiosa Dignitatis humanæ
e quella sulle religioni nel mondo Nostra Ætate:
«Se si ricerca una diagnosi globale del testo (Gaudium et Spes), si
potrebbe dire che esso è, insieme ai testi sulla libertà
religiosa e sulle religioni nel mondo, una revisione del Sillabo di
Pio IX, una specie di contro-Sillabo»
14. «Accontentiamoci di
constatare che il testo (Gaudium et Spes) gioca il ruolo di
contro-Sillabo nella misura
in cui rappresenta un tentativo di riconciliazione
ufficiale della Chiesa con il mondo com'è diventato dopo il
1789. Solo questa prospettiva permette di comprendere il senso di questa
strano confronto tra la Chiesa e il mondo: per "mondo", si
intende, in fondo, lo spirito dei tempi moderni, di
fronte al
quale la coscienza di gruppo nella Chiesa si sentiva come un
soggetto separato che, dopo una guerra ora calda e ora
fredda, ricercava il dialogo e la cooperazione»
15.
Il passo del libro del Cardinale Ratzinger che contiene
le due precedenti citazioni può essere così riepilogato:
-
Il Sillabo di
Pio IX (1792-1878) costituiva, contro il liberalismo
generato dalla Rivoluzione del 1789, una barriera che venne
rafforzata da San Pio X (1835-1914);
-
In seguito, la Chiesa è
stata spesso condotta a tollerare, nella sua pratica
politica, il liberalismo e lo Stato liberale, ma senza
cambiare la sua «determinazione fondamentale» dei
suoi rapporti con il mondo liberale;
-
Il contro-Sillabo
Gaudium et Spes costituisce una nuova
determinazione fondamentale dei rapporti tra la
Chiesa e «il mondo com'è diventato dopo il 1789»,
con l'obiettivo di riconciliare ufficialmente la Chiesa
con questo mondo («lo spirito dei tempi moderni»). Così,
al Sillabo del 1864 corrisponde il contro-Sillabo
del 1965. Alla dottrina del Sillabo
corrisponde la dottrina del contro-Sillabo.
Siamo dunque in presenza di un cambiamento dottrinale;
-
Può il Concilio in blocco
essere considerato come una grazia di Dio, un dono dello
Spirito Santo? Non si tratta qui di negare l'esistenza
di cose eccellenti contenute nei testi conciliari; ma
bastano queste cose a giustificare l'affermazione
ripetuta instancabilmente secondo cui il Concilio - in
blocco - sarebbe l'opera dello Spirito Santo?
(sottinteso: «Se lo criticate, criticate lo Spirito
Santo») Certamente no. Lo Spirito Santo
non può contraddirsi. Come può aver potuto ispirare
prima il Sillabo nel 1864 e un contro-Sillabo
nel 1965?
-
La realtà e la fantasia. Così, quando si parla
del Concilio, bisogna distinguere la realtà dalla
fantasia creata dalla disinformazione. Entrambe
possono essere schematizzate nel modo indicato dalla
tabella sottostante.
Fantasia conciliare |
Realtà conciliare |
Per la
Chiesa il Concilio è stato una fonte di
rinnovamento. |
Immediatamente dopo il
Concilio si è sviluppata nella Chiesa una
situazione catastrofica nella quale il
Concilio ha la sua parte di responsabilità. |
L'insegnamento conciliare è in continuità con
la dottrina tradizionale. |
Su un certo numero di
punti, l'insegnamento conciliare si oppone alla
dottrina tradizionale; tre dei principali testi
conciliari potrebbero essere considerati, secondo
l'espressione del Cardinale Ratzinger, come un
contro-Sillabo. |
Il
Concilio è un dono dello Spirito Santo. |
A causa dei problemi
sopra evocati, è impossibile considerare il
Concilio in blocco come un dono dello Spirito Santo. |
Il passaggio dalla realtà alla
fantasia
- La ripetizione
L'autorità ecclesiastica
ripete instancabilmente da oltre quarant'anni che il
Concilio Vaticano II è stato una benedizione, una grazia di
Dio... I fedeli, abituati a credere a tutto ciò che dicono i
loro pastori (atteggiamento di per sé normale... e
rispettabile), hanno finito per essere convinti della cosa.
- L'uso dell'argomento
di autorità
Le critiche che vengono fatte
a questo o a quest'altro passo discutibile di un testo
conciliare non ricevono abitualmente alcuna risposta
16. Quando una risposta c'è, è viene
fornita nel seguente modo:
-
«Quale autorità avete per
opporvi ad un testo che è stato approvato dal Papa e da
più di duemila Padri conciliari»?
-
«Il Concilio è stato
ispirato da Dio; pretendete di saperne di più dello Spirito
Santo»?
Al limite, si finisce con un
processo di intimidazione (si potrebbe parlare di
terrorismo intellettuale...), seguendo lo schema messo
in evidenza dal giornalista francese
Jean Madiran:
critica
= disobbedienza = scisma |
Il fatto stesso di criticare
sembra porre fuori dalla Chiesa la persona che critica; da
questo fatto deriva una situazione malsana in cui coloro
potrebbero parlare tacciono.
- Il politichese
Si tratta di una lingua che
permette di rispondere sfiorando solamente la questione e di negare la
realtà. Essa utilizza un vocabolario speciale (parole
interpretate al contrario o euforizzanti...). É così si
parlerà:
-
Di rinnovamento per
designare una decadenza (ad esempio: il
rinnovamento della liturgia o della catechesi...);
-
Di progresso per
designare un arretramento;
-
Di partecipazione
in aumento, mentre si constata un assenteismo
sempre più marcato.
Citiamo, a titolo di esempio,
alcuni testi del Sinodo straordinario di novembre del 1985:
- «Il rinnovamento
liturgico è il frutto più apparente di tutta l'opera
conciliare. Anche se ci sono state alcune difficoltà,
generalmente esso è stato accolto dai fedeli con gioia e ha
portato i suoi frutti» 17.
- «Il rinnovamento
liturgico, inaugurato dal Concilio, è stato l'oggetto di un
consenso generale. La partecipazione attiva di tutti alla
celebrazione dei sacramenti - in primo luogo all'Eucaristia
- ha fatto ovunque progressi considerevoli nelle chiese»
18.
Come reagire?
- I fatti sono i fatti
L'ubbidienza non può nulla
contro i fatti. Così, sotto l'apparenza di ubbidienza, si
finisce per vedere la situazione diversamente da quella che
è nella realtà, e si
cade nella terribile sregolatezza di cui parlava
Mons.
Jacques Bénigne Bossuet (1627-1704)
19.
- Il ricorso instancabile a
chi ha responsabilità
Così decisi a ristabilire la
verità sul Concilio, bisognerà chiedere instancabilmente
all'autorità ecclesiastica di mettere fine a questa
disinformazione insopportabile; di smettere di praticare il
politichese; di rispondere alle domande precise che le sono
state poste. Richiesta illusoria, si dirà. No. In questo
campo, solo l'autorità ecclesiastica può rimettere le cose
in ordine in modo decisivo. Chiederle di essere fedele al
suo compito non è mai inutile. Il nostro compito è di
supplicarla di fare ciò che le incombe, di pregare per
questa intenzione e non di sostituirci ad essa.
|
Anche il
diavolo viene invitato al Concilio... |
II
LA RELIGIONE EBRAICA
I fatti
Tutti sanno - o dovrebbero
sapere - che oggi bisogna distinguere due religioni
ebraiche:
-
La religione mosaica,
basata sulla Toràh (Torah è il nome che
gli ebrei danno al Pentateuco, i primi cinque libri
della Bibbia e più specialmente alla legge di Mosé).
Essa è poco praticata.
-
La religione talmudica,
basata sulla Kabbalah (parte dogmatica e
mistica) e sul
Talmud
(parte morale). Essa è praticata dalla grande maggioranza
degli ebrei religiosi.
La religione mosaica è
monoteista. E la religione talmudica? Senza dilungarci
troppo sulla Kabbalah e sul Talmud,
accontentiamoci di riportare in questa sede alcune
spiegazioni sulla religione talmudica fornite dallo scrittore
ebreo Israel Shahak (1933-2001) nel suo libro
Histoire juive. Religion juive. Le poids de trois
millénaires («Storia ebraica. Religione ebraica. Il peso
di tre millenni»). Israele Shahak insiste sulla necessità di
«sfatare alcune delle numerose idee false diffuse sul
giudaismo [...], e in particolare quelle
che vengono ripetute continuamente e che sono alla moda,
come "la tradizione giudeo-cristiana" o "i
valori comuni delle religioni monoteiste"»
20. E aggiunge: «Non tratterò in
dettaglio che la più importante di queste illusioni
popolari: l'idea secondo cui la religione ebraica sarebbe,
ed è sempre stata, monoteista [...]. Questo
opinione non è storica ed è completamente errata»
21. Shahak mostra il ruolo della
Kabbalah in questo campo: «La disgregazione del
monoteismo è iniziata nel XII e nel XIII secolo con lo
sviluppo della mistica ebraica, la Cabala - o Kabbalah; alla
fine del XVI secolo, questa corrente conquistò quasi tutti i
centri del giudaismo [...]. Nell'ortodossia ebraica
attuale, soprattutto presso i rabbini, la Cabala ha
conservato la sua predominanza» 22.
Egli descrive la Kabbalah in questi termini: «Secondo
la Kabbalah, l'Universo è dominato non da un
unico Dio, ma da numerose entità divine, che si
diversificano tra loro per il carattere e l'influenza, e che
sono emanazioni di una Causa Prima indistinta e lontana»
23. E precisa in nota: «La Cabala
(o Kabbalah) è certamente una dottrina esoterica il
cui studio era riservato agli eruditi. In Europa,
soprattutto dopo la metà del XVIII secolo, alcune misure
draconiane vennero prese per mantenerla segreta e per
vietarne lo studio, salvo per gli eruditi provati e sotto la
rigorosa direzione di un maestro. Le masse ebraiche non
istruite dell'Europa orientale non avevano alcuna conoscenza
reale della dottrina cabalistica, ma quest'ultima giungeva
fino ad esse sotto forma di superstizioni e di
pratiche magiche».
La disinformazione negli ambienti
cattolici
I cattolici, nella loro
stragrande maggioranza, tendono ad identificare religione
ebraica odierna e la religione mosaica; essi ignorano
l'esistenza della religione talmudica che non è
monoteista, come ha fatto notare Israel Shahak, e che è
l'anima di ciò che egli definisce il «giudaismo reale».
Basi di questa disinformazione
Esse poggiano innanzi tutto su
di un'ignoranza di vecchia data. Poi è venuto il Concilio
Vaticano II. La dichiarazione conciliare Nostra Ætate
sulle religioni non cristiane dedica due pagine alla
religione ebraica; in esse non si stabilisce alcuna
distinzione tra la religioni mosaica e quella talmudica, e
viene presentata una serie di osservazioni che possono
essere applicate unicamente alla religione mosaica. In tale
modo viene prolungata la confusione precedentemente evocata:
si identifica l'odierna religione ebraica con quella mosaica.
Bisogna riconoscere che, a partire dal Concilio Vaticano II,
tale confusione è stata perpetuata da numerosi libri
specializzati diffusi negli ambienti cattolici. Prendiamo,
ad esempio, una delle ultime opere sull'argomento: Le
judaïsme... («l giudaismo...), pubblicata nel 1998, con
tanto di Nihil obstat ed Imprimatur da parte
dell'autorità ecclesiastica, dalle
éditions de
l'Atelier. Il suo autore, Dominique de la Maisonneuve,
è una religiosa dell'Ordine di Nostra Signora di Sion e si è laureata
all'Università Ebraica di Gerusalemme.
|
|
D. de la Maisonneuve |
Le
judaïsme... |
Che cosa dice questo
libro?
-
Che la religione ebraica
di oggi è la più antica religione monoteista;
-
Che essa è stata generata dalla
Rivelazione fatta da Dio a Mosé sul monte Sinai;
-
Che questa Rivelazione ha
dato luogo alla Toràh (Toràh scritta e
Toràh orale);
-
Che il Talmud è una
raccolta di tradizioni provenienti dalla Toràh, e di
riflessioni e commenti su queste tradizioni.
In definitiva, secondo questo
libro che illustra il Talmud mediante alcune
citazioni ineccepibili, la religione ebraica di oggi sarebbe
monoteista; e il Talmud farebbe parte di questo
monoteismo. La disinformazione è patente; essa utilizza i
processi dell'omissione e della falsità non verificabile (o
difficile a verificare). L'omissione principale riguarda la
Kabbalah, che non viene neppure menzionata, mentre
secondo Israel Shahak, «nell'ortodossia ebraica attuale,
soprattutto presso i rabbini, la Cabala ha conservato la sua
predominanza».
Conclusione
La disinformazione sulla
religione ebraica è così efficace che quasi nessuno vi si
oppone... ed è difficile opporvisi senza correre il rischio
di essere accusato di antisemitismo. Da qui l'interesse del
libro di Israel Shahak che permette di ristabilire la realtà
dei fatti senza incorrere nel pericolo di subire una tale
accusa.