di
Atila Sinke
Guimarães 1
PRIMA PARTE
ROTTURA CON
L'INSEGNAMENTO
PRECEDENTE
Prologo
Questa analisi della visita di
Giovanni Paolo II (1920-2005) alla sinagoga di Roma
il 13 aprile 1986 è sta estratta dal III tomo della mia
opera sul Vaticano II non pubblicata in undici volumi
intitolata Eli Eli Lamma Sabacthani?. Dato che
Benedetto XVI visiterà la sinagoga di Colonia l'agosto
prossimo, mi è parso che queste considerazioni sulla visita
del suo predecessore del 1986 potessero fornire ai
lettori alcune linee generali che probabilmente si potranno
applicare anche alla prossima visita del 2005.
|
In
effetti, Benedetto XVI, il 19 agosto 2005, ha visitato
la sinagoga di Colonia (foto a sinistra). Poi, il 18
aprile 2008, ha visitato quella di East Park, a
New York (foto al centro); e infine, il 17 gennaio 2010,
seguendo le orme di Giovanni Paolo II, ha visitato
quella di Roma (foto a destra, con il rabbino-capo
Riccardo Di Segni. |
Il carattere simbolico-teologico
della visita
La visita di Giovanni Paolo II
alla sinagoga ebraica di Roma ha avuto un carattere che è
stato
sostanzialmente teologico, e non dovrebbe essere considerato
solamente come un atto «pastorale», come alcuni vorrebbero
presentarlo per attenuarne la gravità. Padre Giuseppe De
Rosa s.j. (morto nel 2011 all'età di novant'anni)
ha affermato la sua importanza teologica in un articolo apparso
su La Civiltà Cattolica commentando l'evento con queste parole:
«L'incontro del Papa con la comunità
israelitica di Roma - che in qualche modo rappresenta
tutte le comunità israelitiche nel mondo, almeno
simbolicamente – non solo ha un contenuto "umano", ma
ne anche uno di attualità "teologica". É stato
il riconoscimento – o meglio, la conferma, vent'anni dopo il Vaticano II – del
"cambiamento" operato dal Concilio a riguardo dell'approccio
teologico della Chiesa all'ebraismo»
2. |
A sinistra:
Padre Giuseppe De Rosa s.j.; a destra
Giovanni Paolo II e il
rabbino-capo di Roma Elio Toaff.
Con questa visita simbolica e
teologica, Giovanni Paolo II ha chiaramente rotto con la
tradizione della santa Chiesa nel suo atteggiamento verso la
religione ebraica. Citando il discorso che Karol Wojtyla ha
tenuto nel tempio israelitico, un commentatore de La
Civiltà Cattolica ha precisato:
«Quanto al "carattere
storico" dell'evento, esso sta nel fatto che questo gesto
chiude definitivamente un'era nelle relazioni tra
cristiani ed ebrei e ne apre una nuova. Qual'è il suo
vero significato? Il Pontefice stesso lo ha detto quando ha
dichiarato: "Questo incontro conclude, in certo modo, dopo
il pontificato di Giovanni XXIII e il Concilio Vaticano II,
un lungo periodo sul quale occorre non stancarsi di
riflettere per trarne gli opportuni insegnamenti". Il "lungo
periodo" al quale si riferisce il Papa riguarda i secoli
di reciproca avversione tra ebrei e cristiani
[...]. Il "lungo periodo" dell'antisemitismo cristiano
[...] si è chiuso con il pontificato di Giovanni XXIII e
con il Concilio Vaticano II»
3. |
Nel
giorno della visita, anche il quotidiano italiano Il
Giornale ha enfatizzato l'importanza dell'evento:
«Nessun viaggio di questo Papa pellegrino in un continente è
stato così lungo come quello che ha fatto oggi; la breve
distanza che separa il palazzo del Vaticano e la sinagoga di
Roma è stata colmata dopo duemila anni»
4.
Padre Giovanni Caprile s.j.,
un noto cronista del Vaticano II, ha scritto: «É stato un
evento veramente storico, la prima e finora l'unica visita
nella vita della Chiesa alla comunità israelitica dai tempi
di San Pietro» 5. In
Israele, il gesto pontificio è stato considerato «un'apertura
senza precedenti» 6.
Inoltre, i rabbini che hanno salutato Giovanni Paolo II non
hanno nascosto la loro soddisfazione nel vedere Wojtyla
abbandonare la posizione dottrinale bimillenaria della
Chiesa. Da parte ebraica, il rabbino Giacomo Saban è
stato il primo ad esprimere la sua «soddisfazione nel
vedere per la prima volta un Pontefice superare la soglia di
una sinagoga» 7. Elio
Toaff, il rabbino-capo degli israeliti di Roma ha
manifestato una gioia simile: «Come rabbino-capo di
questa comunità [...] voglio esprimere la mia intensa
soddisfazione per il gesto che lei ha ardentemente
desiderato e che oggi è divenuto una realtà entrando nella
Storia della Chiesa per aver visitato per la prima volta una
sinagoga, un gesto che verrà ricordato nella Storia»
8. Perciò, l'opinione generale è
stata che il gesto di Giovanni Paolo II ha voluto
significare un rifiuto
simbolico della precedente posizione della Chiesa che,
basandosi su
profonde ragioni storico-teologiche, ha sempre visto la
religione ebraica come un nemico della fede cattolica.
«Condanna»
diretta
della precedente condotta della Chiesa
Tuttavia, Giovanni Paolo II
non si è limitato ad un rifiuto metaforico della tradizione
cattolica. Egli ha anche duramente condannato i precedenti
atteggiamenti della santa Chiesa, ignorando
intenzionalmente le ragioni dottrinali che li hanno generati.
Facendo questo, egli ha agito come se l'opposizione
religiosa tra cattolici ed ebrei si riducesse ad un mero fenomeno
emotivo.
Ecco cos'ha dichiarato solennemente e in maniera
enfatica provocando l'applauso echeggiante degli ebrei
presenti 9: «La
considerazione dei secolari condizionamenti culturali
non potrebbe tuttavia impedire di riconoscere che gli
atti di discriminazione, di ingiustificata
limitazione della libertà religiosa, di oppressione
anche sul piano della libertà civile, nei confronti
degli ebrei, sono stati oggettivamente manifestazioni
gravemente deplorevoli. Sì, ancora una volta, per mezzo
mio, la Chiesa, con le parole del ben noto decreto Nostra
Ætate (n. 4), "deplora gli odi, le persecuzioni e tutte le
manifestazioni dell'antisemitismo dirette contro gli ebrei
ogni tempo da chiunque"; ripeto: "da chiunque"»
10.
In definitiva, cosa implica la
condanna diretta di Giovanni Paolo II? Primariamente, essa
comprende tutti gli innumerevoli Papi che hanno giustamente
condannato gli ebrei, così come i numerosi Concilî che hanno
fatto la medesima cosa. Inoltre, essa comprende un gran
numero di Padri, di Dottori della Chiesa e di Santi che,
seguendo l'insegnamento dei Pontefici, hanno combattuto gli
errori del giudaismo. E infine, essa include anche tutti i
cattolici che, nel corso della Storia, in difesa della fede,
hanno lottato contro l'ebraismo. Perciò, l'anatema
di Giovanni Paolo II colpisce tutta la Chiesa –
«chiunque» - in 2.000 anni di Storia, in «ogni
tempo».
Il Cardinale
Ratzinger in posa amichevole con il rabbino Rene Samuel Sirat
alla
Conferenza Internazionale Ebraico-Cristiana tenutasi a
Gerusalemme, nel 1994.
I Papi «condannati»
da Giovanni Paolo II
Nel corso dei secoli, la
Chiesa non ha mai cambiato la sua ferma e saggia posizione
sulla questione ebraica. Da una parte, essa ha impedito che
gli ebrei venissero maltrattati e gli ha concesso di
praticare in privato la loro religione. D'altra, però,
costatando l'impossibilità di convertirli, li ha sempre
rimproverati per il loro crimine di deicidio, li
ha esortati a pentirsi e li ha isolati per impedirgli di
pervertire i cattolici. A riguardo del giudaismo, numerosi
Papi hanno insegnato, condannato e prescritto diverse cose,
tra cui:
-
San Gregorio Magno
(590-604), in Epistulæ (VIII, XXV, cf. IX, LV),
scrisse che la libertà senza restrizioni non dovrebbe
essere accordata agli ebrei a causa delle frequenti
offese portate contro la fede 11.
In una lettera ai re di Francia, Teodorico e Teodeberto,
e alla regina Brunilda, il Santo ricordò loro a che i
cristiani, membra del Corpo di Cristo, non dovrebbero
mai essere calpestati dagli ebrei, nemici di Cristo
12.
-
In una lettera del 17
gennaio 1208 indirizzata al conte di Nevers (in Francia)
15, Innocenzo III
(1198-1216) si lamentava del fatto che i feudatari, che
stavano impiegando gli ebrei come «ministri delle
loro estorsioni», sfruttavano i cristiani
attraverso la pratica dell'usura 16.
-
Nel 1239, dopo avere
ricevuto un rapporto redatto da Nicolas Donin, un ebreo
convertito di La Rochelle, che aveva mostrato come ben
trentacinque articoli del
Talmud insultassero la fede cattolica,
Gregorio IX (1227-1241) scrisse ai Vescovi
occidentali e ai sovrani ordinando loro che tutte le
copie di questo libro fossero confiscate. Il Papa nominò
Guglielmo d'Alvernia (1180-1249), Vescovo
di Parigi, affinché questi aprisse un'indagine sulle
questione. Una volta esaminato, il Talmud venne
condannato, e nel 1242 ogni copia di questo libro venne
bruciata pubblicamente a Parigi. Su richiesta degli
ebrei, il libro venne riesaminato nel 1248 e
definitivamente condannato da Guglielmo d'Alvernia e dai
docenti di Teologia di Parigi, fra cui Sant'Alberto
Magno (1206-1280) 17,
nell'opera Excerpta talmudica («Estratti dal
Talmud»), scritta per giustificare la condanna, in cui
si legge: «Per un disegno segreto della Provvidenza
Divina, gli errori, le bestemmie e gli
oltraggi contenuti nel Talmud era fin qui sfuggiti
all'attenzione dei Dottori della Chiesa. Finalmente il
muro è stato rimosso, e ora si possono chiaramente
vedere i rettili e gli idoli abominevoli che adora la
casa d'Israele» 18.
|
|
Gregorio IX |
Sant'Alberto
Magno |
-
Innocenzo IV
(1243-1254) ordinò che il Talmud fosse bruciato
perché pieno di errori e di bestemmie
19. Nella Bolla Sicut tua nobis, del 23
luglio 1254, il Papa autorizzò l'Arcivescovo di Vienna
gli ebrei dalla sua Diocesi a causa delle loro azioni
contro la fede cattolica e per la loro disubbidienza
agli statuti della Chiesa 20.
-
Nella Bolla Dudum ad
nostram, dell'8 agosto
1442, Eugenio IV (1431-1447) non solo proibì agli
ebrei di vivere con i cristiani, come già aveva stabilito il III Concilio del Laterano (Decreto V, VI 5), ma anche di vivere fra
i cristiani a causa delle continue bestemmie e
degli attacchi degli ebrei contro la fede cattolica
24.
-
Nella Bolla Intenta
semper salutis, del 31 maggio
1484, Sisto IV (1471-1484) ordinò che ebrei e
mussulmani
in terra spagnola vivessero separati dai
cristiani, che indossassero un abbigliamento che li rendesse
riconoscibili, e
non avessero domestici o servi cristiani
nelle loro case, oltre ad altre misure messe in atto per proteggere
i fedeli da pericoli alla fede derivanti dal vivere con
gli ebrei 26.
-
Durante il suo
pontificato, Leone X (1513-1521) si distinse per
la bontà verso gli ebrei che, fra l'altro, è
riconosciuta anche dagli storici israeliti.
Ciononostante, questo Pontefice fu obbligato in più
occasioni ad intentare causa contro gli abusi praticati
dagli ebrei. Quando egli venne a conoscenza del fatto
che gli ebrei avevano pubblicato un libro contro la fede
cattolica a Venezia, agì in maniera particolarmente
severa nel suo Breve del 25 maggio 1518, indirizzato al
Nunzio di Venezia 27.
-
Giulio III
(1550-1555) approvò la confisca e il rogo dei trattati
talmudici da parte dell'Inquisizione. Inoltre, egli
autorizzò l'editto dell'Inquisizione del 12 settembre
1553, che ordinava ai prìncipi, ai Vescovi e agli
inquisitori di fare lo stesso. Nella Bolla Cum sicut
nupe, del 29 maggio 1554, il Papa ordinò che gli
ebrei consegnassero alle autorità tutti i loro libri contenenti
bestemmie o insulti contro Nostro Signore Gesù Cristo
28.
-
Paolo IV
(1555-1559) decretò misure severe per difendere
l'integrità della fede e impedire agli ebrei di dominare
i cattolici. Nella Bolla Cum nimis absurdum, del
14 luglio 1555, il Papa ordinò agli israeliti di Roma e
delle altre città negli Stati Pontifici di vivere
separati dai cristiani nel loro quartiere. Egli stabilì
anche che ci doveva essere una sola sinagoga per
città e che gli ebrei non potevano avere servi
cattolici, lavorare in pubblico nei giorni di festa
cristiani, proporre contratti disonesti, ecc...
29. Gli ebrei tentarono di
corrompere Paolo IV offrendogli 40.000 scudi per
annullare la Bolla 30.
Insieme ad altre misure, il Pontefice ordinò la
distruzione del Talmud e di altri libri
anti-cattolici scritti dagli ebrei 31.
-
Nel 1564, Pio IV
(1560-1565) inserì il Talmud nell'Index
librorum prohibitorum («Indice dei libri proibiti»),
e vietò commentari, interpretazioni o esposizioni di
questo libro 32.
-
Nella Bolla Hebræorum
gens, del 26 febbraio 1569, San Pio V
(1566-1572) condannò espressamente quegli ebrei che si
dedicano alle pratiche della «divinazione, del
sortilegio, della magia e della
stregoneria» 33.
Nella stessa Bolla, San Pio V accusò gli ebrei di altri
crimini come l'usura, il furto, la
ricettazione di beni rubati e l'incitamento alla
prostituzione. Egli chiude la sua Bolla con queste
parole: «In conclusione, noi consideriamo come
risaputo e provato come in maniera offensiva questa
generazione perversa (gli ebrei) offenda
il nome di Cristo, come sia ostile a coloro che
portano il nome di cristiani, e gli attentati
portati contro le loro vite»
34. Con un Decreto del 26 febbraio 1569, San
Pio V espulse gli ebrei dagli Stati Pontifici. Oltre ai
summenzionati crimini, gli ebrei spiavano per conto dei
musulmani e sostenevano i loro piani di conquista che
mettevano in pericolo tutta la cristianità
35. In questo Breve, questa
santo Pontefice scrisse: «Sappiamo che queste
persone assai perverse sono sempre state la causa e il
contenitore di quasi tutte le eresie»
36. A questa energica vigilanza
contro la perfidia ebraica, San Pio V aggiunse il suo
desiderio zelante della loro conversione. Una delle
conversioni più straordinarie che egli ottenne fu quella del
rabbino-capo di Roma, Elias, seguita dalle conversioni
dei suoi tre figli e di un nipote. Essi ricevettero
solennemente il Battesimo il 4 giugno 1566 nella
Basilica di San Pietro alla presenza del Sacro Collegio
dei Cardinali e di una moltitudine di fedeli
37.
-
Nel Breve del 27 maggio
1581, Gregorio XIII (1572-1585) mise in guardia i
fedeli e le autorità religiose contro le false
conversioni di ebrei come mezzo per infiltrarsi nella
Chiesa cattolica 38.
Nella Bolla Antiqua Judeorum improbitas, del 1º
giugno 1581, il Pontefice stabilì queste condizioni per
quelle circostanze in cui gli ebrei dovevano essere
sottoposti alla vigilanza dell'Inquisizione:
a. |
Quando attaccano i dogmi cattolici; |
b. |
Quando invocano i demoni o propongono di offrire
loro
dei sacrifici; |
c. |
Quando insegnano ai cattolici a fare lo stesso; |
d. |
Quando proferiscono bestemmie contro Gesù Cristo e
la Madonna; |
e. |
Quando tentano di spingere i cattolici ad
abbandonare la loro fede; |
f. |
Quando impediscono ad un ebreo o ad un ateo di
convertirsi; |
g. |
Quando favoriscono
consapevolmente gli eretici; |
h. |
Quando diffondono libri eretici; |
i. |
Quando, per disprezzo di Gesù Cristo, crocifiggono
un agnello – il Venerdì Santo – e poi sputano su di
esso insultandolo; |
j. |
Quando obbligano le balie cattoliche a gettare il
loro latte nella cloaca dopo che hanno ricevuto
l'Eucaristia
39. |
Nel Breve del 28 febbraio
1581, il Papa riaffermò il divieto per i medici ebrei di
curare i pazienti cattolici 40.
Sopra: il
frontespizio della Costituzione Divina Providentia
(1593),
scritta da
Papa Clemente VIII (1536-1605) «contro gli empi scritti e
libri degli ebrei».
-
Nella Bolla Cum
Hebræorum, del 28 febbraio 1593
41, Clemente VIII (1592-1605)
proscrisse il Talmud e i trattati cabalistici,
così come le opere scritte in ebraico contenenti errori
42. La proibizione contenuta in
questo Bolla venne inclusa come norma nell'Indice,
pubblicato il 27 marzo 1596. Nel 1592, Clemente VIII
riattivò la predicazione di sermoni finalizzata alla
conversione degli ebrei e, nello stesso tempo, nella
Bolla Cæca et obdurata, del 25 gennaio 1593,
reiterò le delibere di Paolo IV e San Pio V che
espulsero gli ebrei dagli Stati della Chiesa, con
l'eccezione delle città di Roma, Ancona e Avignone
43.
-
Mediante una lettera del
suo Segretario di Stato, il Cardinale Rafael Merry del Val
(1865-1930), San Pio X (1903-1914) lodò vivamente
l'opera di Mons. Henri Delassus
(1836-1921) intitolata La conjuration antichrétinne
(«La congiura anti-cristiana), che illustra la
cospirazione del giudaismo e della
Massoneria contro la Chiesa cattolica e la
civiltà cristiana 48.
|
|
Cardinale Merry del Val |
Mons.
Henri Delassus |
ALTRE BOLLE
E DECRETI
Oltre a quelle
appena citati, ci sono ancora un centinaio di Bolle
di Papi e Decreti di Congregazioni romane
riguardanti gli ebrei. Nell'articolo
«Juifs et chrétiens» (col. 1735-1736), del
Dictionnaire Apologétique de
la Foi Catholique, Felix Vernet
presenta una copiosa documentazione su questo tema,
trascritta qui per quei lettori che possono essere
interessati ad approfondire questa tematica.
-
Corpus
juris canonici, Decretal. V. 6; Sextus
Decretal., V, 13; Decret. Gratiani,
Iª, XLV, 3, 5, LIV, 12-18; II, XIV, VI, 2,
XXVIII, I, 10-15, 17; IIIq, IV, 93, 94, 98 e
Septiumus Decretal., V, 1; A.
Guerra,
Pontificiarum constitutionum epitome,
Venezia 1772, vol. I, pag. 191-196 (raccoglie
trentotto Bolle pubblicate nel Bullarium
Romanum, nel Bullarium magnum e in
altre opere);
-
L.
Ferraris,
Prompta bibliotheca canonica, Venezia
1782, vol. IV, pag. 208-237 (raccoglie un gran
numero di Costituzioni di Papi e di
Congregazioni romane);
-
E.
Rodocanachi, Le Saint Siège et les
Juifs, Parigi 1891, pagg. 322-329 (offre un
ritratto complessivo delle principali Bolle
relative agli ebrei);
-
F.
Vernet,
Le Pape Martin V et les Juifs, in Révue
des Questions Historiques, Parigi 1892, vol.
LI, pagg. 410-423 (analizza ottantaquattro
documenti), e Papes et Juifs au XIe siècle,
in L'Université Catholique Lyon, 1896,
vol. XXI, pagg. 73-86 (analizza documenti dal
Formularium di Marin d'Eboli a riguardo
degli ebrei);
-
M.
Stern,
Urkundliche Beitrãge über die Stellung der
Pãpste zu den Juden, Kiel, 1893-1895, 2
tomi. Il primo volume contiene i documenti da
Martino V e dei suoi successori; il secondo
elenca i documenti da Innocenzo III a Innocenzo IV;
-
K.
Eubel,
Zu dem Verhalten der Pãpste gegen die Juden,
in Römische Quartalschrift, Roma 1899,
vol. XIII, pagg. 29-43 (sui Papi che
precedettero Martino V);
-
J.
Constant,
Les Juifs devant l'église
et l'Histoire, Parigi s.d., pagg. 267-323;
include sedici Bolle sul tema;
-
Gregoire
des Rives, Epitome canonum conciliorum,
Lione 1663, pagg. 264-268;
-
A.
Geiger,
Das Verhalten der Kirche gegen das Judenthum,
in Das Judenthum und seine Geschichte,
Breslau 1870, vol. II;
Frank,
Dir Kirche und die Juden, Regensburg,
1893.
- Sulla
Chiesa e sugli ebrei negli Stati Pontifici,
vedi: F.
Gregorovius, Le ghetto et les Juifs de
Rome, in Promenades en Italie, Parigi
1894, pagg. 1-60; E.
Natali,
Il ghetto di Roma, Roma 1887, vol. I; E.
Rodocanachi,
Le Saint Siège et les Juifs - Le ghetto à Rome,
Parigi 1891; A.
Berliner,
Geschichte der Juden in Rom, Francoforte,
1893, 3 volumi; H. Vogelstaein-P. Rieger,
Geschichte der Juden in Rom, Berlino 1895-1896,
2 volumi.
- Sulla
Chiesa e gli ebrei di Avignone, vedi: L.
Bardinet,
«Condition civile des Juifs du Comptat-Venaissin
pendant le séjour des Papes à Avignon», in
Révue Historique, Parigi 1880, vol. XII, pagg.
1-47; R. de
Maulde, Les Juifs dans les Etats
français du Saint-Siège au Moyen Âge, Parigi
1886, e altri tantissimi articoli pubblicati sulla
Révue des Études Juives. |
I Concilî «condannati»
da Giovanni Paolo II
I seguenti Concilî sono caduti
sotto l'«anatema» integrale che Giovanni Paolo II ha
scagliato nella sinagoga romana:
-
Il Concilio di Elvira
(302), che ebbe luogo al termine della persecuzione di
Diocleziano contro i cristiani, fissò un canone che
impediva ai cristiani di dare le loro figlie in spose
agli ebrei; un altro canone proibiva ai cristiani di
sedere a tavola con gli ebrei 49.
-
Queste proibizioni vennero
confermate e rinnovate dai Concilî di Laodicea (IV
secolo); di Vannes (465); di Agda (506);
di Epaona (517) e dai tre Concilî di Orleans
(530, 533 e 541) 50. In un
canone ripetuto nel Decreto di Graziano, (III, D.IV 93),
il summenzionato Concilio di Agda fissò una serie
di precauzioni da prendere prima di battezzare gli
ebrei, «la cui perfidia li fà spesso tornare al
loro vomito» 51.
-
Il IV Concilio di
Toledo (633), nel canone 59, affermò che i figli di
quegli ebrei che si erano falsamente convertiti ed erano
poi tornati al giudaismo, dovevano essere istruiti in
conventi cattolici; esso ratificò anche le misure
adottate da re Sisenando a riguardo degli ebrei
55.
-
Altri Concilî vietarono ai cattolici
di assumere medici, servi e bambinaie ebrei.
Secondo alcuni moralisti cattolici del XVIII secolo,
a seconda delle circostanze, violare queste
prescrizioni poteva costituire un peccato mortale
58.
-
Il III Concilio Ecumenico Lateranense (1179)
vietò agli
ebrei ricchi di assumere bambinaie e servi cristiani al loro servizio
61. Esso anatematizzò anche
coloro che, preferendo gli ebrei ai cristiani, tenevano
in considerazione le testimonianze
di ebrei contro i cristiani e non di cristiani
contro gli ebrei 62.
-
Il IV Concilio
Ecumenico Lateranense (1215), canone 67, condannò i
presta-soldi usurai ebrei, e proibì ai cristiani di
prendere parte al loro commercio. Il canone 68 impose
agli ebrei di indossare un abbigliamento che li
distinguesse dai cattolici, e gli proibì di apparire in
pubblico il Venerdì Santo per impedirgli di beffare i
cristiani indossando abiti festivi. Il canone 69
riaffermò il divieto del Concilio di Toledo riguardante
gli ebrei che volessero occupare cariche pubbliche.
E infine, il canone 70 condannò quegli ebrei che, benché
professassero di essersi convertiti alla fede cattolica,
continuavano a praticare in segreto i riti della religione israelitica
64.
-
Il Concilio di Narbona (1227) stabilì che
gli ebrei
dovevano portare un segno distintivo in forma di un
piccolo cerchio. Secondo J. Levi, in un articolo apparso
sulla Révue des
études Juives
65, il cerchio simboleggiava
l'Ostia, abitualmente profanata dagli ebrei. Questo
emblema venne adottato dagli ebrei ovunque, tranne che
in Spagna. I Papi proposero tale simbolo per
distinguere gli ebrei dai cristiani poiché
«approfittando della confusione, gli ebrei si sono
infiltrati nelle file cattoliche, e sarebbe difficile o
impossibile perseguire quei crimini se ci fosse il
sospetto o la certezza che sono stati compiuti da ebrei»
66.
|
|
|
Gli ebrei
hanno registrato una lunga sequela di falsi messia. Ecco
un'altra prova della missione unica di Nostro Signore Gesù
Cristo. Da sinistra: Jacob Frank (1726-1791),
Sabbatai Zevi (1626-1676) e infine Menachem
Schneerson, di Brooklyn (New York), un «messia»
contemporaneo, morto il 12 giugno 1994 senza adempiere alla
sua presunta missione. |
ASSERZIONI
ESTRATTE DAL TALMUD
Il Talmud
è considerato uno dei libri più importanti della
religione ebraica. Esso esercita una grande
influenza sugli ebrei, superata solamente da quella
della Toràh, l'opera che contiene i libri
principali dell'Antico Testamento. Il Talmud
raccoglie le dottrine, le leggi e i commentari sul
giudaismo scritti dai rabbini più significativi
della Storia. Quelle che seguono sono alcune delle
numerose asserzioni contenute nel Talmud:
«1º - Le
anime degli ebrei hanno il privilegio di essere una
parte di Dio stesso. Le anime degli altri popoli
della Terra provengono del diavolo e sono simili a
quelle dei bruti [...].
5º -
Aspettando la venuta del Messia, gli ebrei vivono in
uno stato di guerra continua contro tutti gli altri
popoli. Quando la vittoria sarà definitiva, i popoli
accetteranno la fede ebraica, ma i cristiani non
parteciperanno a questa grazia; al contrario, essi
saranno interamente sterminati, poiché provengono
dal diavolo [...][...].
8º - Solo
gli ebrei sono degli uomini; le altre nazioni sono
solamente delle varietà di animali. Il cane è meglio
del non-ebreo. I non-ebrei non solo sono dei cani,
ma degli asini. Le anime dei non-ebrei provengono
dallo spirito impuro, e le anime d'Israele
provengono dallo spirito di Dio.
9º - I
non-ebrei sono stati creati solamente per servire
gli ebrei giorno e notte, senza deviare dal loro
servizio.
10° - É
proibito all'ebreo di lodare la scienza o la virtù
di un cristiano.
11° - Non è
giusto usare misericordia verso i nemici
[...].
14° -
L'ebreo può essere ipocrita con il non-ebreo
[...].
16° - Dio ha
dato ogni potere agli ebrei sui beni e sul sangue di
tutti i popoli.
17° Un
non-ebreo che ruba ad un ebreo, anche se fosse meno
di un obolo, deve essere messo a morte. Invece, è
permesso ad un ebreo di fare del male ad un
non-ebreo. Spogliare un pagano è una cosa permessa
[...].
19° - Puoi
ingannare uno straniero e puoi esercitare l'usura su
di lui [...].
21º - Colui
che ama un cristiano odia il suo Creatore [...].
23° -
Sterminate il migliore dei non-ebrei. Togliete la
vita al più onesto degli idolatri.
24° Se un
pagano cade in una fossa, si deve chiudere la fossa
con una pietra, e si devono rendere vani tutti i mezzi
che può usare per uscirne. Quando lo si vede cadere
in un fiume o in pericolo di morte, non si deve
salvarlo. Maimonide insegna di colpire a morte tutti
i non-ebrei quando se ne ha la possibilità. È giusto
sterminare con la propria mano tutti gli eretici;
colui che sparge il sangue del goy offre un
sacrificio a Dio [...].
Quelli che
negano l'insegnamento d'Israele, e in particolare
quello riguardante gli adepti del Nazareno, devono
essere messi a morte, ed è sempre una buona opera
ucciderli: se non è possibile, si deve cercare
l'occasionare per causare la loro morte. Ma colui
che uccide un'anima d'Israele sarà giudicato come se
avesse ucciso il mondo intero».
(cfr.
Mons. H.
Delassus, La conjuration antichrétienne,
vol. III, pagg. 1125-1128).
Marzo
2006, Brooklyn (New York): il rabbino Zevulun
Charlop e il
Cardinale Walter Kasper mostrano con orgoglio una
copia del Talmud. |
Padri, Dottori, Santi,
e scrittori cattolici «condannati» da Giovanni
Paolo II
I seguenti autori – un elenco
che annovera alcuni Dottori della Chiesa – criticarono
l'assalto furioso degli ebrei contro la fede cattolica. Anche
essi sono stati inclusi nell'«anatema» scagliato da Giovanni
Paolo II:
-
Dalle origini del cristianesimo all'Editto di
Milano
(313): San Giustino, in Dialogus cum Tryphone;
Tertulliano, in Adversus Judæos; San
Cipriano, in Testimonia ad Quirinus;
Pseudo-Cipriano, in De montibus Sina et
Sion e in Adversus Judæos; Novaziano, in
De cibis Judaicis; Celso, in Ad Vigilium
Episcopum de Judaica incredulitate; De
solemnitatibus sabbatis et neomeniis. Anche Sant'Ireneo,
Origene, Commodiano, Aristone di Pella,
Mistiade, San Cesario di Antiochia,
Teodoto di Ancyra, Zefiro Artapano (un ebreo
convertito) 68.
-
Dal 313 al 1100: In Oriente: Eusebio;
San Gregorio di Nissa, San Giovanni Crisostomo;
San Basilio di Seleucia; Sant'Anastasio
di Gerusalemme; Sant'Efrem, Sant'Isidoro
di Pelusio; Teodoro Abucara; Eusebio di
Emesa; San Cirillo di Alessandria;
Teodoreto di Ciro; Girolamo di Gerusalemme;
Leonzio di Neàpoli (Cipro); Stefano di Bostra.
In Occidente: San Leone Magno; Evagrio Pontico,
in Altercatio Simionis Judæi et Theophili Christiani;
San Sidonio Apollinare, in De altercatione
Ecclesiæ et synagogæ dialogus; San Girolamo;
Sant'Ambrogio; Sant'Agostino,
in De Fide Catholica ex Veteri et Novo Testamento
contra Judæos and Adversus quinque hæreses;
Severo di Minorca; San Massimo di Torino;
Cassiodoro; San Gregorio Magno; San Bruno
di Würzburg; Sant'Isidoro di Siviglia,
in De Fide Catholica contra Judæos; Sant'Ildefonso
di Toledo; San Giuliano di Toledo; Paolo
Alvaro di Cordoba; Sant'Agobardo di Lione,
in De Judaicis superstitionibus, X; De
insolentia Judæorum, IV; Amolone di Lione, in
Contra Judæos; Rabano Mauro; Fulberto
di Chartres; San Pier Damiani.
-
Dal 1100 al 1500: Oddone di Cambrai;
Gilberto Crispino; Guiberto di Nogent;
Ruperto di Deutz; Pietro il Venerabile, in
Adversus Judæorum inveteratam duritiam;
Riccardo di San Vittore, in De Emmanuele,
vol. II; Inghetto Contardo; Gautier de
Chatillon e Baudoin de Valenciennes; Alano
di Lilla, in De Fide Catholica;
Guglielmo d'Alvernia; Sant'Alberto
Magno; San Tommaso d'Aquino, in
De regimine Judæorum ad ducissam Brabantiæ;
Summa Theologiæ, III, q. 47, a.5-6; Ramòn Martì,
in Pugio Fidei adversus Mauros et Judæos;
Porchetto Salvago; Nicolas de Lyre;
Lauterio de Batineis; Bernardo Oliver;
Jean de Baconthorpe; Paolo di Venezia;
Stephan Bodiker, Vescovo di Brandeburgo; Juan de
Torquemada; Pietro Giorgio Schwartz; Sant'Antonino
di Firenze, in Dialogus discipulorum Emauntinorum
cum Peregrino; Paolo Morosini, in De
æterna temporalique Christi generatione; Pedro de
Brutis, in Victoriæ adversus Judæos, ecc...
Inoltre, molti scrittori ebrei che si convertirono alla
fede cattolica hanno segnalato gli errori della
Sinagoga: R. Samuel de Fez, De adventu Messi145 (PL
149, 337-368); Pedro Alfonso, Dialogi (PL 1.157,
535-572); Hermann (Giuda di Colonia), De sua
conversione (PL 1.170, 805-836); Guillaume de
Bourges, Paul Christiani e Jerome de Santa Fe,
Tractatus contra Judæorum perfidiam; Paul de
Bonnefoy, Liber Fidei; Paulo de Burges o de Santa
Maria, Scrutinium Scripturarum; Alphonso de
Spina, Fortalitium Fidei; Pedro de la Caballeria,
Zelus Christi, ecc...
-
Dal 1500 ai nostri giorni: cito solamente
alcune tra le tantissime opere che attestano la perfidia
ebraica contro la Chiesa: J. L.
Vives,
De veritate Fidei Christianæ;
P. Du
Plessis-Mornay, Traité de la verité de la
Religion Chrétienne; P.
Charron,
Les trois vérités contre tous les athées, idolâtres,
Juifs...; H.
Grotius, De veritate Religione Christianæ;
Bossuet,
Discours sur l'Histoire Universelle; J.
Bartolocci,
Bibliotheca magna rabbinica; P. L. B.
Drach,
Lettres d'un rabin converti aux Israélites ses frères;
J. M. Bauer,
Le Judaïsme comme preuve du Christianisme; P.
Loewengard,
La splendeur Catholique - du Judaïsme à l'église
69.
Il 22 marzo
1984, un Giovanni Paolo II soddisfatto ha ricevuto i
rappresentanti dell'organizzazione
massonica ebraica B'nai
B'rith di New York. Egli disse loro: «È una riunione
tra fratelli».
Anche il precedente Codice di
Diritto canonico è stato «condannato» da
Giovanni Paolo II
Le prescrizioni riguardanti
gli ebrei contenute nel precedente Diritto canonico, che
sarebbero cadute sotto il suo «anatema», possono essere
riassunte come segue:
1. |
Gli
ebrei non possono avere servi cattolici, né
impiegare domestiche cattoliche nelle loro case o
famiglie. I cattolici non possono accettare un
lavoro fisso e remunerato nelle case ebraiche; |
2. |
In
modo particolare, le donne cattoliche non possono
accettare il lavoro di balie nelle famiglie ebraiche; |
3. |
In
caso di malattia, i cattolici non possono ricorrere
a medici ebrei e usare farmaci preparati da mani
ebraiche; |
4. |
Ai
cattolici è vietato, sotto pena di scomunica, vivere
con gli ebrei. |
5. |
Agli
ebrei dev'essere impedito di occupare incarichi
pubblici che darebbero loro autorità sui cattolici; |
6. |
Ai
cattolici è vietato frequentare matrimoni ebraici e
prendere parte alle loro feste; |
7. |
I cattolici non possono invitare gli ebrei per i
pasti e non possono accettare inviti da parte loro
70. |
«In
ginocchio davanti agli ebrei». Questo fu l'ordine
imperativo imposto ai cattolici
dal Cardinale
Carlo Maria Martini, Arcivescovo di Milano. Un atteggiamento
diametralmente opposto
all'insegnamento bimillenario della Chiesa cattolica (cfr.
La Repubblica, del 24 settembre 1997).
Conclusione
Si suppone che questi
innumerevoli Pontefici, Concilî, Padri, Dottori e Santi
della Chiesa cattolica, così come le norme contenute nel
Diritto Canonico a riguardo degli ebrei, siano tutti stati
«scomunicati» da Giovanni Paolo II quando egli ha affermato
che «chiunque» avesse combattuto gli ebrei in
«ogni tempo» sarebbe stato colpevole. Scagliando
l'anatema nella sua Allocuzione, Giovanni Paolo II ha
evocato una «tradizione» assai recente, come egli stesso ha
notato: quella del Concilio Vaticano II e della sua
Dichiarazione Nostra Ætate, e l'esempio di
Giovanni XXIII (1881-1963). Riguardo a quest'ultimo,
Giovanni Paolo II ha dichiarato: «L'eredità che vorrei
adesso raccogliere è appunto quella di Papa Giovanni, il
quale una volta, passando di qui – come or ora ha ricordato
il Rabbino capo – fece fermare la macchina per benedire
la folla di ebrei che uscivano da questo stesso Tempio»
71. Ma la «tradizione» del Concilio
e il solo esempio di Giovanni XXIII non reggono di fronte al
peso di una Tradizione bimillenaria e dell'insegnamento
cattolico. Al contrario, la sua opposizione intenzionale al
Magistero della Chiesa sembrerebbe definire una rottura
con quell'insegnamento. In questo caso, Giovanni
Paolo II è sembrato chiaramente voler rompere con la Tradizione del
Magistero Ordinario Universale. Affrontando questa evidente
contraddizione, il fedele cattolico è obbligato a chiedersi:
Chi ha ragione? É la Chiesa che per gravi ragioni di natura
teologica è stata vigilante per 2.000 anni contro l'ostilità
della Sinagoga? Oppure è stato Giovanni Paolo II che,
ignorando quella saggia base, si è recato in sinagoga e,
senza alludere minimamente agli antichi errori ebraici, ha
iniziato a difenderli e a condannare la condotta precedente
della Chiesa e il suo insegnamento ininterrotto su tale
questione?
SECONDA PARTE
ANALISI DELL'ALLOCUZIONE
DI GIOVANNI PAOLO II
Per analizzare il profondo
significato della visita di Giovanni Paolo II alla sinagoga,
è necessario guardare da vicino l'Allocuzione che ha
tenuto in quel luogo. Ecco il nucleo di quel discorso:
«L'odierna visita vuole
recare un deciso contributo al consolidamento dei buoni
rapporti tra le nostre due comunità, sulla scia degli esempi
offerti da tanti uomini e donne, che si sono impegnati e si
impegnano tuttora, dall'una e dall'altra parte, perché
siano superati i vecchi pregiudizi e si faccia spazio al
riconoscimento sempre più pieno di quel "vincolo" e di quel
"comune patrimonio spirituale" che esistono tra ebrei e
cristiani [...]. È questo l’auspicio che già
esprimeva il paragrafo nº 4, che ho ora ricordato, della
dichiarazione conciliare Nostra Ætate 72
sui rapporti tra la Chiesa e le religioni non cristiane. La
svolta decisiva nei rapporti della Chiesa cattolica con l'ebraismo,
e con i singoli ebrei, si è avuta con questo breve ma
lapidario paragrafo. Siamo tutti consapevoli che, tra le
molte ricchezze di questo nº 4 della Nostra Ætate, tre punti
sono specialmente rilevanti. Vorrei sottolinearli qui,
davanti a voi, in questa circostanza veramente unica. Il
primo è che la Chiesa di Cristo scopre il suo "legame" con
l'ebraismo "scrutando il suo proprio mistero". La religione
ebraica non ci è "estrinseca", ma in un certo qual modo, è
"intrinseca" alla nostra religione. Abbiamo quindi verso di
essa dei rapporti che non abbiamo con nessun'altra
religione. Siete i nostri fratelli prediletti e,
in un certo modo, si potrebbe dire i nostri fratelli
maggiori. Il secondo punto rilevato dal Concilio è
che
agli ebrei, come popolo, non può essere
imputata alcuna colpa atavica o collettiva, per ciò "che
è stato fatto nella passione di Gesù". Non indistintamente
agli ebrei di quel tempo, non a quelli venuti dopo, non a
quelli di adesso. È quindi inconsistente ogni
pretesa giustificazione teologica di misure discriminatorie
o, peggio ancora, persecutorie. Il Signore
giudicherà ciascuno "secondo le proprie opere", gli ebrei
come i cristiani (Rm 2,6). Il terzo punto che vorrei
sottolineare nella dichiarazione conciliare è la conseguenza
del secondo; non è lecito dire, nonostante la coscienza che
la Chiesa ha della propria identità, che gli ebrei sono
"reprobi o maledetti", come se ciò fosse insegnato, o
potesse venire dedotto dalle Sacre Scritture, dell'Antico
come del Nuovo Testamento. Anzi, aveva detto prima il
Concilio, in questo stesso brano della Nostra Ætate, ma
anche nella costituzione dogmatica Lumen gentium (Lumen
gentium, § 6) [...]. Su queste convinzioni poggiano i
nostri rapporti attuali. Nell'occasione di questa visita
alla vostra Sinagoga, io desidero riaffermarle e proclamarle
nel loro valore perenne. È infatti questo il significato che
si deve attribuire alla mia visita in mezzo a voi, ebrei di
Roma» 73. |
Mi si permetta ora di analizzare
le principali asserzioni di Giovanni Paolo II, enfatizzate
in grassetto.
«Un deciso contributo
[...] perché
siano superati i vecchi pregiudizi»
Cosa intendeva dire Giovanni Paolo II con «vecchi pregiudizi» quando
affermò che stava seguendo
l'esempio di coloro che avevano cercato di superare tali
pregiudizi?
Per meglio comprendere il pensiero soggiacente di Karol
Wojtyla, passerò in rassegna i possibili significati di
questa espressione.
Un pregiudizio razziale?
Egli non intendeva certamente
assimilare le antiche condanne ecclesiastiche del giudaismo
talmudico alle teorie spurie del nazismo sul pregiudizio
razziale. L'elevata motivazione religiosa sulla quale la
Chiesa di Nostro Signore ha basato la sua opposizione ai
seguaci di Anna e Caifa non permette alcun genere di
analogia con il razzismo nazionalsocialista. Anche coloro
che si sono entusiasmati per la visita pontificia alla
sinagoga hanno scartato tale ipotesi assurda.
Ad esempio, in
un articolo apparso su La Civiltà Cattolica, il già
citato Padre De Rosa ha scritto: «Il "lungo periodo" di
questo antisemitismo cristiano – che fu basato
principalmente su motivi religiosi e che non dovrebbe essere
confuso con l'antisemitismo moderno, che culminò
nell'"Olocausto" 74, fu causato
da ragioni economiche, nazionaliste e razziali piuttosto che
da motivazioni religiose, anche se la propaganda nazista ha
cercato di sfruttare l'anti-giudaismo cristiano – terminò
con il pontificato di Giovanni XXIII e con il Concilio
Vaticano II» 75.
Il 7 aprile
1994, Giovanni Paolo II ha promosso un concerto in Vaticano
con cantori ebrei.
Il pretesto è
stato quello di ricordare le vittime della persecuzione
nazista.
Karol Wojtyla
era affiancato dal rabbino-capo Toaff e dal presidente
italiano Oscar Luigi Scalfaro
(cfr. Il
Corriere della Sera, dell'8 aprile 1994).
Pregiudizi congeniti o emotivi?
Avendo scartato l'ipotesi che
i «vecchi pregiudizi» abbiano avuto un carattere razziale,
ci si potrebbe chiedere se Giovanni Paolo II si riferiva al
pregiudizio congenito o emotivo presente nella Chiesa
cattolica contro gli ebrei, slegato da questioni di fede. La
Storia ha registrato obiettivamente i fatti che hanno avuto
luogo nelle relazioni tra la Chiesa cattolica e la Sinagoga.
E anche se tali fatti possono scontentare la corrente
progressista, ciò non cambia la loro essenza.
«Historia
vero testis temporum, lux veritatis, vita memoriaæ, magistra
vitæ, nuntia vetustatis» («La storia è vera testimone
dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra di
vita, messaggera dell'antichità») 76.
Analizzando i fatti della Storia, si scoprono molti più
«vecchi pregiudizi» da parte degli ebrei contro cattolici piuttosto
che il contrario. L'odio continuo degli ebrei per i
cattolici ha generato persecuzioni dirette e indirette. Mi
si permetta di elencare diversi fatti registrati dalla
Storia di persecuzioni di entrambi i generi.
Persecuzioni dirette degli ebrei
contro i cattolici
-
Gli ebrei non cessarono
mai di complottare contro la fede cattolica fin dal
crimine di deicidio. Furono loro chi istigarono la prima
persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme arrestando
San Pietro (At 12, 3), lapidando Santo Stefano (At
7, 54-58) e decapitando San Giacomo Maggiore (At
12, 1-2). Essi ordinarono che gli Apostoli venissero
frustati (At 5, 40) e inviarono Saulo a
perseguitare i discepoli a Damasco (At 8, 3). Dopo la
conversione di San Paolo, essi lo perseguitarono con
calunnie e istigarono rivolte contro lui (At 13, 50; 17,
5). Nell'anno 65, essi lo trascinarono fuori dalla città
di Gerusalemme per ucciderlo. L'Apostolo dei Gentili fu
salvato dal tribuno pagana Lisia che, per liberarlo
dalle mani degli ebrei infuriati di Gerusalemme, ordinò
che fosse frustato e lo spedì scortato da una guardia a
Cesarea (At 24, 7).
-
San Paolo stesso riporta la
testimonianza di questo odio integrale diretto contro di
lui quando scrive che «(i giudei) hanno perfino messo
a morte il Signore Gesù e i profeti, e hanno perseguitato
anche noi; essi non piacciono a Dio e sono nemici di
tutti gli uomini» (1 Ts 2, 14).
-
Appena la Chiesa nascente
iniziò ad affacciarsi su Roma, gli ebrei locali
tentarono di soffocarla nel sangue dei primi cristiani.
Roma venne bruciata nell'anno 64. Se furono
gli ebrei o i pagani ad ordinare il rogo di Roma durante
il regno di Nerone è un mistero oggetto di dibattiti anche ai
nostri giorni. Ma quelli che trassero maggior profitto
furono principalmente gli ebrei che riuscirono ad
influenzare l'imperatore 77.
Il fuoco servì come pretesto per dare via alle
sanguinose persecuzioni degli imperatori pagani contro
i primi cristiani 78.
Sopra:
Gerusalemme assediata e saccheggiata dalle truppe di
Vespasiano e Tito nel 70 d. C.
-
Negli anni 132-135,
durante l'insurrezione degli ebrei di Gerusalemme
guidata da Simon Bar Kokheba contro il potere
romano, i cristiani furono brutalmente perseguitati
dagli accoliti di questo falso messia
80. In tutto l'impero, le sinagoghe divennero
i punti focali della persecuzione. Questo fatto è
espresso nel famoso detto di Tertulliano: «Synagogæ
Judæorum fontes persecutionum» («La sinagoga
degli ebrei è la fonte delle persecuzioni»)
81.
-
Nell'era della Chiesa dei
Martiri, gli ebrei furono quasi sempre fra quelli che
incitarono i massacri di cristiani. Secondo la
Lettera della Chiesa di Smirne (vedi i cap. XII e
XIII), una cronaca del martirio di San Policarpo
scritta da un fedele, gli ebrei ebbero un ruolo
importante nel provocare l'esecuzione del Santo
82, martirizzato il 23 febbraio
dell'anno 155, il giorno del grande sabato. Quando il Vescovo
martire fu condannato ad essere bruciato, la folla
tumultuante e indisciplinata si affrettò ad accumulare
la legno per il rogo, e «come era loro costume, gli
ebrei furono quelli che mostrarono il più grande
entusiasmo in questo compito» 83.
-
Durante la persecuzione di
Decio, nel 250, sempre in Smirne, San Pionio e i
suoi compagni Sabina e Asclepiade vennero
mandati di fronte al giudice nell'anniversario del
martirio di San Policarpo. Un gran numero di ebrei
vennero a reclamare la morte dei cristiani che si
rifiutarono di apostatare. Essi urlavano: «Queste
persone hanno già vissuto troppo a lungo»
84.
-
San Callisto, Papa
dal 217 al 222, fu un'altra illustre vittima dell'odio
ebraico nei primi anni della Chiesa. Ex schiavo, San
Callisto aveva fatto un po' di affari senza successo per
conto del suo padrone, e aveva cercato aiuto tra i suoi
creditori, fra cui degli ebrei. Questi ultimi lo
denunciarono come cristiano all'autorità pagana. Il
prefetto lo fece flagellare e lo condannò ai lavori
forzati nelle miniere della Sardegna
85.
-
Nella sua opera Contra
Celsum (VI, XXVII), Origene afferma con
certezza che gli ebrei facevano circolare certe calunnie
che erano malauguratamente fatali ai cristiani. Secondo
questo Padre della Chiesa, gli ebrei avevano diffuso la
diceria secondo cui i cristiani mangiavano bambini
decapitati durante le loro riunioni notturne nelle
Catacombe 86.
-
Eusebio riferisce
come l'imperatore Costantino il Grande, in una
lettera sulla celebrazione della Pasqua, rievocò le
implacabili persecuzioni degli ebrei contro i cristiani
scrivendo: «Non c'è nulla in comune tra noi
e la feccia ostile degli ebrei»
88.
-
L'odio ebraico per i
cristiani fu presente anche in Oriente. Secondo gli
Atti di San Simeone Bar Sabba'e, Patriarca di
Seleucia, che morì nel 341 89,
la persecuzione dei cristiani attuata da re Sapore
in Persia a metà del IV secolo fu istigata dagli ebrei,
«questi nemici perpetui dei cristiani che sono sempre
presenti nei periodi turbolenti, costanti nel loro odio
implacabile e privi di esitazioni quando si tratta di
accusare calunniosamente».
-
In Nord Africa, durante il
V e VI secolo, i cristiani etiopici che si erano
stabiliti a Nedjran e Saphar furono vittime del furioso
odio ebraico. Un evento sintomatico ebbe luogo nell'anno
523, quando Dhū Nuwās, capo degli himaryti, ebreo
di religione, mise a ferro e fuoco l'intera regione,
prese Saphar, massacrò il clero cattolico e i soldati
della guarnigione locale, e trasformò la chiesa in una
sinagoga. In seguito, egli assediò anche Nedjran, dove
accettò la resa degli abitanti. Poi, violando le sue
promesse, ordinò che tutti i cristiani fossero uccisi
91.
-
Nell'anno 608, gli ebrei
di Antiochia, approfittando dell'invasione della Siria
da parte delle truppe di Bonosio – attaccarono i cristiani,
uccisero un gran numero di loro e bruciarono i loro
cadaveri. Secondo lo storico ebreo
Heinrich Graetz
(1817-1891), essi torturarono il Patriarca Sant'Anastasio
con sofisticata crudeltà trascinandolo
per le strade della città prima di assassinarlo
92.
-
Circa a metà del VII secolo, gli ebrei persuasero il
Califfo Omar, che dominava Gerusalemme, ad
abbattere
tutte le croci della città, e specialmente quella sul
Monte degli Ulivi 93.
-
Nel 723, in Siria, un editto del Califfo
Yezid ordinò la distruzione di tutte le immagini
cristiane «nei loro templi,
chiese o case». Secondo un rapporto del monaco
Giovanni, al
II Concilio di Nicea, il Patriarca Niceforo di
Costantinopoli affermò
che era stato un ebreo di Tiberiade a suggerire a Yezid
di
prendere quelle misure, promettendogli un lungo regno
se avesse agito in quel modo. Nonostante quella «profezia»,
il
Califfo Yezid morì un anno dopo aver pubblicato questo
editto 95.
-
Agli inizi dell'XI secolo, gli ebrei di Orleans,
in Francia, inviarono
in tutta fretta una lettera al Sultano Hakem -
che in seguito venne in possesso dei
Luoghi Santi - «informandolo» che gi eserciti
cristiani sarebbero presto sbarcati per riconquistare
Gerusalemme. Questa storia falsa provocò l'ira del Sultano,
il quale fece
distruggere la Chiesa del Santo Sepolcro e ruppe
l'accordo che permetteva ai pellegrini cattolici di visitare
la Terra Santa 96.
Le notizie di questo insidioso
intrigo ebraico e le conseguenti profanazioni in Terra Santa
da parte dei mori generarono comprensibilmente un'ondata di
indignazione religiosa in tutta l'Europa. Ci furono delle
esagerazioni in questa reazione contro i mori e gli ebrei?
Probabilmente sì. Ma i primi da biasimare per gli eccessi
furono gli autori di quel crimine profanatorio - i musulmani
- e il loro «informatori» ebrei, piuttosto che puntare il
dito unicamente su coloro che cercarono di difendere i
diritti della loro fede insultata. Attribuire tale reazione
religiosa ad una fobia congenita o emotiva sarebbe una
grossolana semplificazione. Con questo ultimo episodio
chiuderò questo breve excursus di odio ebraico nei
confronti della santa Chiesa espresso attraverso
persecuzioni dirette nei primi undici secoli della Storia
della Chiesa. La Storia ha registrato anche persecuzioni
indirette istigate dagli ebrei contro cattolici. Alcune
delle più famose verranno presentate di seguito.
Un gruppo
ligneo custodito nel Museo Diocesano di Trento che
rappresenta un gruppo di ebrei
che infliggono
torture a San Simonino Unverdorben, o San Simon da Trento.
Secondo affidabili
documenti
storici, Simonino, un bambino di trenta mesi, fu rapito e
assassinato a Trento
da sette ebrei
nel corso di un rituale religioso in occasione della
Pesàh del 1475. Il corpo mutilato
del bambino fu
trovato in una fognatura, e trasportato nella Chiesa di San
Pietro dov'è
rimasto fino
al Concilio. Nel 1584, San Simonino fu introdotto nel
martirologio romano.
Nel 1588, Papa
Sisto V approvò un Ufficio Divino speciale e una Messa in
onore di San Simonino.
Nel 1965,
Paolo VI rimosse San Simonino dall'elenco di Santi.
Ciononostante, il culto del piccolo Santo
continua ad
essere molto popolare a Trento (cfr. Historia,
ottobre 1991).
NOTE
1 Traduzione dall'originale inglese Is the
Catholic Church Becoming a Branch of the Synagogue?, a cura di
Antonio Casazza.
Scritto reperibile alla pagina web
http://www.traditioninaction.org/HotTopics/a028htJPII_VisitToSynagogue1986.htm
2 Cfr. P. G.
De Rosa s.j., «Ebrei e cristiani "fratelli" nel
"fratello" Gesù», in La Civiltà Cattolica, del 3
maggio 1986, pag. 261.
3 Ibid., pag. 260.
4 Cfr. Il Giornale, del 13 aprile 1986; il
quotidiano ha citato Padre Giovanni Caprile nel suo articolo
«Il Papa al tempio ebraico di Roma», apparso su La
Civiltà Cattolica, del 3 maggio 1986, pag. 267.
5 Cfr. La Civiltà Cattolica, del 3 maggio
1986, pag. 264.
6 Così la Radio ufficiale israeliana; cit. in La
Civiltà Cattolica, del 3 maggio 1986, pag. 265.
7 Cfr. L'Osservatore Romano, del 14-15 aprile
1986, pag. 5.
8 Ibid.
9
«Giovanni Paolo II ha ricevuto un'ovazione quando ha fatto
allusione alla presunta colpa della Chiesa dovuta al suo
atteggiamento verso il giudaismo per tutto il corso della
Storia» (cfr. C. De
Lucia, «Cari amici e fratelli ebrei e cristiani...»,
in L'Osservatore Romano, del 14-15 aprile 1986, pag. 5.
10 Cfr.
Giovanni Paolo II,
«Allocuzione alla sinagoga di Roma», in L'Osservatore
Romano, del 14-15 aprile 1986, pag. 4.
11 Cfr. Dictionnaire Apologetique de
la Foi Catholique, col. 1726. 11.
12 Cfr. Epistulæ IX, CIX, CX, III,
XXXVIII; in Dictionnaire Apologetique de la Foi Catholique,
col. 1744.
13 Cfr. R.
Aigrain, L'Espagne
chrétienne, Fliche & Martin, in Histoire de l'église
despuis les origins jusqu'à nos jours, Bloud & Gay, Parigi
1946-1960, vol. V, pag. 246.
14 Cfr. A.
Dumas, Le
sentiment religieux et ses aberrations, vol. VII, pag. 463.
15 Vedi anche le lettere del 16 gennaio
1205 al re di Francia, e del 10 gennaio 1208 al Vescovo di
Auxerre.
16 Cfr. A.
Fliche, La
réforme de l'église,
Fliche & Martin, in Histoire de l'église,
vol. X, pag. 142.
17 Cfr. F.
Vernet, Juifs
et Chrétiens, in Dictionnaire Apologetique de la Foi
Catholique, col. 1691; C.
Thouzellier, L'enseignement
et les universités, Fliche & Martin, Histoire de l'église,
vol. X, pagg. 379-380.
18 Cfr. F.
Vernet, op.
cit.
19 Cfr. Registres d'Innocent IV,
vol. I, nº 682, Potthast, 11376, Chartularium, nº 131,
ibid. vol. I, nn. 173, 178; Saint Louis et Innocent IV,
pagg. 302-6, in C.
Thouzellier, L'enseignement et les universités,
pag. 380.
20 Cfr. F.
Vernet, op.
cit., col. 1739.
21 Ibid., col. 1692.
22 Ibid.
23 Ibid.
24 Ibid., col. 1740.
25 Ibid., col. 1728.
26 Cfr. B.
Llorca, Bulario
Pontificio de la Inquisición Española, Pontificia Università
Gregoriana, Roma 1949, pagg. 106-108.
27 Cfr. Arm. XXXIX, vol. XXXI,
1518, nº 48; e al Doge, Arm. XL, vol. III, nº 331,
Archivi Segreti Vaticani; cit. in L.
Pastor,
Historia de los Papas, vol. VIII, pag. 350.
28 Cfr. Bull. VI, pagg. 482-483;
cit. in L. Pastor,
op. cit., vol. XIII, pag. 208.
29 Cfr. Bull. VI, pag. 498; cit.
in L. Pastor,
op. cit., vol. XIV, pagg. 234-235.
30
Vedi il rapporto su tale questione in Révue des Études Juives,
XX, 68; Masio,
Letters, 515;
Berliner, II, 2, 7;
Rodocanachi,
40-42.; vedi anche Lettere di Sant'Ignazio, V, pagg.
288-289; cit. in L.
Pastor, op. cit., vol. XIV, pag. 236.
31 Cfr.
Caracciolo,
Vita, 4, 11; Erler,
Arquivo de Direito Canônico, L III, 49;
Reusch, I, 48;
Vogelstein-Rieger,
II, 156-7; Berliner,
II, 2, 8-9; vedi anche Censura y confisco de los libros
judios en los Estados da la Iglesia, Francoforte, 1891; cit.
in L. Pastor,
op. cit., vol. XIV, pag. 239.
32 Cfr. F.
Vernet, op.
cit., col. 1693.
33 Cfr. Bull. Rom. VII, pag. 740;
cit. in L. Pastor,
op. cit., vol. XVII, pag. 301.
34 Cfr. F.
Vernet, op.
cit., col. 1712.
35 Cfr. Breve del 3 maggio 1569; cit. in
Laderchi, 1569, nº
187.
36 Cfr. L.
Pastor, op.
cit., vol. XVII, pag. 306.
37 Ibid., vol. XVII, pagg.
306-307.
38 Ibid., vol. XIV, pag. 281.
39 Cfr. F.
Vernet, op.
cit., col. 1737.
40 Cfr. L.
Pastor, op.
cit., vol. XIX, pag. 282.
41 Cfr.
Reusch, I, 50,
333, 339, 534.
42 Vedi in Sisto di Siena (un ebreo
convertito), Bibliotheca sancta, Parigi 1610, pagg.
310-3111; vedi anche l'elenco dei libri che il Papa fece
distruggere a Cremona; F.
Vernet, op. cit., col. 1738.
43 Cfr. L.
Pastor, op.
cit., vol. XXIV, pagg. 111-112.; F.
Vernet, op.
cit., col. 1731.
44 Cfr. Epist. V, Archivi Segreti
Vaticani; cit. in L.
Pastor, op. cit., vol. XXVIII, pag. 285.
45
Cfr. F. Vernet, op.
cit., col. 1694.
46
Cfr. Analecta juris pontificii, Roma 1860, pagg. 1422-1423.
47
Cfr. F. Vernet, op.
cit., col. 1694.
48
Cfr. Mons. H. Delassus,
La conjuration antichrétienne, Desclée de Brouwer, Lille
1910, vol. I, p. V.
49
Ibid., vol. III, pag. 1157.
50
Ibid.
51
Cfr. F. Vernet, op.
cit., col. 1734.
52
Cfr. Mons. H. Delassus,
op. cit., vol. III, pag. 1157.
53
Cfr. R. Aigrain, L'Espagne
Chrétienne; cit. in
Fliche & Martin, Histoire de l'église,
vol. V, pag. 238.
54
Cfr. Mons. H. Delassus,
op. cit., vol. III, pagg. 1157-1158.
55
Cfr. R. Aigrain,
op. cit; cit. in Fliche &
Martin, op. cit., vol. V, pag. 241.
56
Ibid., pagg. 245-246.
57
Ibid., pag. 259.
58
Cfr. Mons. H. Delassus,
op. cit., vol. III, pag. 1158.
59
Cfr. Terminus, canone 8, in Conciliorum Oecumenicorum
Decreta, Herder, Roma 1962, pagg. 121-122.
60
Cfr. Mansi, vol. XXVIII, col. 79; cit. in A.
Dumas, op. cit.,
in Fliche & Martin,
Histoire de l'église,
vol. VII, pag. 463.
61
Cfr. J. Rousset de Pina,
La politique italienne d'Alexandre III et la fin du schisme;
cit in Fliche & Martin,
Histoire de l'église,
vol. IX/II, pag. 167.
62
Cfr. Decret. II, XX, 21; F.
Vernet, op. cit.,
col. 1744.
63
Cfr. A. Fliche, La
réforme de l'église,
in Fliche & Martin,
op. cit., vol. X, pag. 174.
64
Cfr. Conciliorum œcumenicorum
Decreta, pagg. 241-243.
65
1892, 1. XXIV.
66
Cfr. F. Vernet, op.
cit., col. 1741.
67
Sessione XIX, Decretum de Iudæis et neophytis, CConciliorum
Oecumenicorum Decreta, pagg. 459-450.
68
Cfr. F. Vernet, op.
cit., col. 1749.
69
Ibid., col. 1751-1752.
70
Cfr. Mons. H. Delassus,
op. cit., vol. III, pagg. 1161-1162.
71 Cfr.
Giovanni Paolo II,
«Allocuzione alla sinagoga di Roma», in L'Osservatore
Romano, del 14-15 aprile 1986, pag. 4.
72
Giovanni Paolo II si riferisce al passo di Nostra Ætate in
cui si dice: «E se autorità ebraiche con i propri seguaci si sono
adoperate per la morte di Cristo, tuttavia quanto è stato commesso
durante la sua passione, non può essere imputato né indistintamente
a tutti gli ebrei allora viventi, né agli ebrei del nostro tempo. E
se è vero che la Chiesa è il nuovo popolo di Dio, gli ebrei tuttavia
non devono essere presentati come rigettati da Dio, né come
maledetti, quasi che ciò scaturisse dalla Sacra Scrittura [...].
La Chiesa inoltre, che esecra tutte le persecuzioni contro qualsiasi
uomo, memore del patrimonio che essa ha in comune con gli ebrei, e
spinta non da motivi politici, ma da religiosa carità evangelica,
deplora gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni
dell'antisemitismo dirette contro gli ebrei in ogni tempo e da
chiunque».
73 Cfr.
Giovanni Paolo II,
«Allocuzione alla sinagoga di Roma», in L'Osservatore
Romano, del 14-15 aprile 1986, pag. 4.
74
La parola «Olocausto» viene spesso usata, soprattutto dai
progressisti e dai media, per designare il barbaro sterminio
di ebrei compiuto dal regime dal nazista durante la Seconda Guerra
Mondiale. Questo vocabolo è divenuto una caratteristica
parola-talismano, impiegata per creare un clima di compassione e di
comprensione per gli ebrei, comparandoli inopportunamente ai primi
martiri della Chiesa. L'uso improprio di questo termine sta nel
fatto che i secondi subirono il martirio per testimoniare la vera
fede cattolica, mentre gli ebrei praticano una religione falsa.
Inoltre, la persecuzione intrapresa dai nazisti contro gli ebrei era
di carattere razziale, mentre quella messa in atto contro i martiri
cristiani era chiaramente di matrice religiosa.
75 Cfr. P. G.
De Rosa s.j., «Ebrei e cristiani "fratelli" nel
"fratello" Gesù», in La Civiltà Cattolica, del 3
maggio 1986, pag. 261.
76
Cfr. Cicerone, De
Oratore, II, 9, 36.
77
78. L'amante favorita di Nerone, Sabina Poppea, era nota per essere
molto comprensivo verso gli ebrei (cfr.
Flavio Giuseppe,
Vita, 3, Antiquitates iudaicæ, XVIII-XX;
Tacito, Hist.,
I, 22, in J. Zeiller,
Les premières persécutions. La législation impériale relative aux
Chrétiens; in Fliche &
Martin, Histoire de l'église,
vol. I, pag. 290). Si pensa che gli ebrei che frequentavano il
palazzo di Nerone, protetti da Poppea, abbiano denunciato i
cristiano come autori del rogo criminale. Essi diffusero la calunnia
secondo cui le menti dei cristiani erano piene di «idee di
vendetta paradisiaca, di onflagrazione universale e di distruzione
del mondo» (cfr. Duruy,
Histoire des Romains, Parigi 1882, vol. IV, pag. 507; in J.
Zeiller, art. cit.).
78
Nel suo Commentario sulle Sacre Scritture, Cornelio A Lapide
asserisce: «La prima persecuzione intrapresa dai pagani (contro i
cristiani) fu provocata dagli ebrei e attraverso gli ebrei che
aizzarono i pagani contro i cristiani» (in Apocalypsim II,
9).
79
Cfr. J. Klausner,
Jésus de Nazareth, pagg. 54-55; in J.
Lebreton, Saint
Jacques et Saint Jean; in
Fliche & Martin, Histoire de l'église,
vol. I, pag. 243.
80
Nella sua prima Apologia (1, 31), San Giustino afferma:
«Bar Kokheba ordinò che i cristiani - e solamente i cristiani
- subissero le torture più terribili se non avessero rinnegato Gesù
Cristo e bestemmiano contro di Lui» (XXXI, 6; in J.
Zeiller, La
persecution sous les Flaviens et Antonins; in
Fliche & Martin,
Histoire de l'église,
vol. I, pag. 310).
81
Cfr. Tertulliano,
Adversus Gnosticos Scorpiace, PL 2, 166.
82
Cfr. J. B. Pereira,
Epístolas dos Apóstolos e Apocalypse, p. 638.
83
Cfr. Martyrium S. Polycarpi, XII, XIII, XVII, XVIII; in F.
Vernet, op. cit.,
col. 1658.
84
Cfr. Passio S. Pionii, III-IV, XIII-XIV, in F.
Vernet, op. cit.,
col. 1658. Vedi anche J.
Zeiller, Les grandes persecutions du milieu du IIIe.
siècle et la période de paix religieuse de 260 … 302, in
Fliche & Martin, Histoire de l'église,
vol. II, pag. 149.
85
Cfr. J. Zeiller, Le
siège romain, in Fliche &
Martin, Histoire de l'église,
vol. II, pagg. 405.
86
Cfr. F. Vernet, op.
cit., coll. 1658-1659.
87
Cfr. San Gregorio Nazianzeno,
Oratio, v. 3; in Mons.
H. Delassus, La
conjuration antichrétienne, vol. II, pag. 683.
88
Cfr. Eusebio, De
vita Constantini, III, XVIII; in F.
Vernet, op. cit.,
coll. 1744, 1762.
89
Cfr. F. Vernet, op.
cit., col. 1665.
90
Cfr. G. Bardy,
Atticus de Constantinople et Cyrille d’Alexandrie; in
Fliche & Martin,
Histoire de l'église,
vol. IV, pag. 157.
91
Cfr. G. Bardy-L.
Bréhier, L'expansion
Chrétienne aux Ve et VIe siècles; in
Fliche & Martin,
Histoire de l'église,
vol. IV, pagg. 526-527. Vedi anche
Rohrbacher,
Histoire Universelle de l'église
Catholique, vol. V, pagg. 24-26, che narra il massacro dei
cristiani di Nedjran e trascrive inviata da Dhū Nuwās (o
Dunaan) allo sceicco arabo Almondar in cui si vanta di aver ucciso
280 preti cattolici, e lo invita a fare lo stesso nei suoi
territori.
92
Cfr. F. Vernet, op.
cit., col. 1665; L.
Bréhier, Les rapports entre Rome et Constantinople...,
in Fliche & Martin,
Histoire de l'église,
vol. IV, pagg. 73-75.
93
Cfr. L. Bréhier, L'Ekthesis,
la fin du Règne et la succession d'Héraclius (638-641); in
Fliche & Martin,
Histoire de l'église,
vol. V, pag. 141.
94
Cfr. R. Aigrain, L'Espagne
Chrétienne; in Fliche &
Martin,
Histoire de l'église,
vol. V, pagg. 260 e 266.
95
Cfr. L. Brohier, La
querelle des images jusqu'au Concile iconoclaste de 754; in
Fliche & Martin,
Histoire de l'église,
vol. V, pag. 446.dirigere
96
Raul Glaber, un cronista medievale, annota che «il diavolo ha
deciso di usare la sua nazione preferita per il veleno della
sua empietà contro i servi della vera religione» (Historiæ,
III, VII). Vedi anche Adhemar
de Chabannes, Chronicon, III, XLVII-LII; in A.
Dumas, op. cit.;
in Fliche & Martin,
Histoire de l'église,
vol. VII, pag. 464.
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